ARTI MARZIALI
lunedì 13 settembre 2010
lunedì 9 agosto 2010
JEET KUNE DO
Nel 1958 all'eta' di 18 anni Bruce Lee parti per Hong Kong alla volta di San Francisco.Ottimo combattente dello stile Wing Chun, allievo del maestro Ip Man, dovette rendersi conto dei limiti di questo stile,quando negli Stati Uniti fu costretto a difendersi dagli attacchi d'altri maestri di varie scuole, anche per il modo duro di combattere degli occidentali, che rendevano inefficaci molte tecniche tradizionali di Wing Chun.
Cosi' incomincio' la modifica dello stile tradizionale e la successiva creazione del Jun Fan e poi successivamente del Jkd. Le idee e la filosofia erano molto chiare, lui cercava la semplicita'la linearita' e l'efficacia, il suo fine era di inpiegare solo tecniche utili in un combattimento reale, quindi ogni tecnica che non funzionava non valeva la pena di allenarla.
Alla sua morte l'eredita della scuola fu raccolta dal suo discepolo Dan Inosanto che la diffuse in tutto il mondo
T. Alex
AIKIDO STORIA
La storia dell'Aikido si fonde necessariamente con la storia personale del Maestro Ueshiba. Sarebbe ben difficile comprendere lo spirito e la pratica dell'Aikido senza conoscere le condizioni per le quali esso si è sviluppato ed evoluto, nel modo in cui noi lo conosciamo, partendo dalle Arti marziali tradizionali giapponesi.
Si deve precisare che ricostruire la storia del Maestro Ueshiba non è facile, spesso agli elementi di vita reale si associano aspetti che potremmo definire attinenti alla sfera del mito, che rendono difficile la distinzione fra fatti storici ed interpretazione degli stessi. Esistono molte "versioni" della vita di Ueshiba e spesso, leggendo nei vari libri, troverete aspetti più o meno discordanti. Il consiglio è di non esasperare l'importanza dei dettagli, ma piuttosto di cogliere il senso di "percorso" che caratterizza la vita del Maestro.
Questo documento è il frutto di letture diverse. Non è la ricerca dell'oggettività a tutti i costi, piuttosto abbiamo cercato di operare una sintesi, basandoci sui fatti comuni ai vari biografi, evitando di soffermarci sugli elementi che potrebbero essere interpretati come forzature a carattere simbolico: vi è da considerare che la cultura giapponese tende ad enfatizzare gli elementi, che possono essere educativi, sotto forma di "parabole", immediatamente chiare per chi vive dall'interno la cultura orientale,... un po' meno per noi.
Per chi desiderasse approfondire la propria conoscenza sulla vita di "O Sensei" (così viene definito il maestro Ueshiba) ci sentiamo di poter consigliare (al di là dei suoi limiti) il libro di John Stevens - Ueshiba - Luni editrice 1997.
Morihei Ueshiba nasce il 14/12/1883 a Tanabe, una cittadina non lontana da Osaka. E' il quarto figlio di Yoroku Ueshiba, un piccolo proprietario terriero e funzionario politico del locale consiglio comunale. Morihei Ueshiba negli anni della gioventù risulta essere di costituzione fragile, è frequentemente malato ed è anche molto nervoso. Il padre, ovviamente preoccupato da queste problematiche legate alla salute, gli fa praticare il sumo e il nuoto. I primi anni della sua vita di studente segnano in qualche modo il suo percorso, raccoglie, infatti, la positiva influenza morale del suo maestro di scuola, Naso Tasaburo, che, per i vari biografi, risulta essere una importante figura religiosa giapponese di quel periodo (anche considerando l'estrema varietà di espressioni religiose contenute nella cultura giapponese).
Terminati gli studi si trasferisce a Tokyo. E' in questo periodo che la sua accentuata sensibilità lo porta ad interessarsi dei problemi dei paesani e dei pescatori, indignandosi per le loro condizioni di lavoro e partecipando alle manifestazioni per la riforma delle leggi che regolamentano la pesca. Nel periodo che segue le dure repressioni, lavora come commesso in una libreria e successivamente fonda la "Compagnia Ueshiba" con lo scopo di commercializzare i propri articoli di libreria presso gli studenti del quartiere.
In questi anni (siamo nel 1902) il suo interesse per il Budo (la Via del Samurai) si definisce e prende consistenza. Egli dedica le sue serate allo studio delle tecniche di Ju-Jutsu (la matrice comune di tutte le arti marziali giapponesi) e alla pratica del Ken-Jutsu (una sorta di scherma) della Scuola Shinkage.
Dopo una ricaduta nella malattia e dopo essersi sposato, Morihei Ueshiba decide di migliorare l'efficienza del propro corpo riforgiandolo. Ciò avverà applicandosi con caparbietà e rigore in un duro lavoro basato sul miglioramento della condizione fisica e sulla ricerca e potenziamente della forza pura. All'età di 20 anni, non è ancora soddisfatto dei progressi già ottenuti (definiti da tutti comunque notevoli) e, quindi, intraprende lo studio della sciabola nell'ambito della Scuola Yagyu (sicuramente una delle più note all'interno del Giappone ed oggi anche all'esterno del paese).
All'anno 1903 risale il suo arruolamento nelle forze armate. Morihei Ueshiba pare eccellere in tutti i generi di esercizi fisici anche se egli è di piccola statura. Il suo lavoro nel Ju-Ken-jutsu (baionetta) pare poi eccezzionale. Inviato in Manciuria al seguito del suo reggimento, si distingue per la propria condotta ed ottiene i gradi di Sergente. La sua attitudine al combattimento è notevole, tale da far si che i suoi compagni lo definiscano, con una sorta di soprannome, "Heita no kami sama" (Dio dei soldati). Ma al di là dell'attitudine marziale, la guerra non è nei pensieri del Maestro e alla possibile carriera militare preferisce il lavoro dei campi. Questa scelta non gli farà dimenticare le Arti marziali e il proprio impegno in questo senso, infatti nel 1908 si diploma nella Scuola di scherma Yagyu.
Nel 1910 si reca nell'isola dell' Hokkaido. E' tra i volontari nel gruppo di pionieri che intendono colonizzare questo territorio situato a nord del Giappone. Anche questa scelta indirizzerà notevolmente il percorso del Maestro.
E', infatti, in seguito a questo trasferimento che nel 1915 incontra il grande Maestro della scuola Daito Sokaku Takeda, personaggio indubbiamente 'complesso' ma che riconosce in Ueshiba qualità elevate. Sokaku Takeda si convince di poter trasmettere a Ueshiba le tecniche segrete del Daito Ryu. In un tempo relativamente molto breve, Ueshiba ottiene il prestigioso diploma della Daito Ryu. Il Daito Ryu contiene, in gran parte, l'essenza tecnica dell'Aikido che conosciamo, esso è, di certo, una utilitaristica e pura disciplina di combattimento ma Morihei Ueshiba seppe vedere oltre e utilizzarlo per trasformare completamente la propria pratica.
Nel 1919 Ueshiba conosce un Maestro mistico di alta levatura spirituale: Onisaburo Deguchi, attraverso il quale prende coscienza che la natura della forma e della tecnica è all'interno dell'energia spirituale.
Alla morte del padre il 2/1/1920, duramente colpito a livello emotivo, decide di affinare i propri studi di meditazione al tempio dell'Omoto Kyo sotto la guida dei Onisaburo Deguchi. E' importante sottolineare che l'Aikido delle origini è intrinsicamente permeato dai principi dell'Omoto Kyo, e che questi sono alla base di una concezione "umanistica" della pratica marziale che Ueshiba sintetizzerà.
Questo grande lavoro e coinvolgimento, sommato ad una austerità nel modello di vita, porta il Maestro Ueshiba sempre più vicino ad una rivelazione di tipo mistico. Il momento verifica nel 1925, dopo un combattimento a scopo dimostrativo con un ufficiale di marina. Durante il combattimeno dimostra l'impossibilità di venire colpito, il Maestro racconterà che una sorta di preveggenza gli aveva permesso di intuire la provenienza dei colpi prima che questi venissero inferti, al termine della dimostrazione subisce quella che si potrebbe definire una illuminazione:
"L'origine del vero Budo è l'amore universale e spirituale"
"Il Budo non è vincere con la forza contro un avversario , ma conservare la pace nel mondo temporale e spirituale"
Anche se tutte le Arti marziali giapponesi contengono, di fatto, questi principi, nessuno li aveva fino ad allora approfonditi nel modo personalissimo di Morihei Ueshiba, in modo da inglobare in sè l'amore per l'umanità, l'amore che non lotta, che non conosce nemici, che non conosce sconfitta, in quanto non si può sconfiggere o turbare l'armonia dell'universo.
Dal 1926 il nome del Maestro comincia ad essere conosciuto ed eminenti studiosi di Arti marziali gli rendono visita, uno sopra tutti, Jigoro Kano fondatore del Judo.
Da quel momento in poi è un continuo progresso della diffusione della pratica, tale da permetterle di essere tra le prime Arti marziali ad essere autorizzata a riprendere il suo insegnamento pubblico nel 1948, dopo gli accadimenti della seconda guerra mondiale e delle conseguenze interne al Giappone. Le tendenze pacifiste contenutevi hanno avuto sicuramente un peso nella decisione.
Negli anni '50 l'Aikido si diffonde nel mondo per opera dei migliori allievi del Maestro Ueshiba. Tra questi Tohei Sensei, Tada Sensei, Tamura Sensei ed altri più o meno conosciuti ai praticanti italiani.
Al momento della sua morte, avvenuta il 26/4/69, l'Aikido è conosciuto e praticato in tutto il mondo e tuttora continua ad attrarre sempre più persone, conservando lo spirito originario, che lo rende così unico per il grande contenuto tecnico e spirituale.
Ai fini della diffusione dell'Aikido nel mondo va certamente ricordata la figura di Kisshomaru Ueshiba, figlio del fondatore, che grazie al proprio impegno ha reso possibile alla disciplina Aikido di evolversi dallo stato di Ryu (piccola scuola tradizionale) a pratica che conta decine di migliaia di praticanti in tutto il mondo. L'aikido può essere, oggi, interpretato in vari modi. Senza l'opera paziente di Kisshomaru Ueshiba l'Aikido, forse, non sarebbe praticato al di fuori del giappone. A volte capita che qualcuno se ne dimentichi.
Anche il Maestro Kisshomaru Ueshiba ci ha lasciati nel corso del 1999 ma la forza del nome Ueshiba continua ad essere protagonista attraverso l'opera del nipote del fondatore; Moriteru Ueshiba che seguendo le orme famigliari coserva la tradizione e i contenuti dell'AIKIDO.
KARATE - STORIA
Le origini
La storia e l'evoluzione del karate sono molto complesse. L'analisi della storia dell'isola di Okinawa permette di comprendere come l'influenza cinese abbia formato quest'arte e come poi si sia sviluppata sotto la denominazione giapponese.
L'arte marziale di Okinawa si è sviluppata come un'arte tenuta segreta, che per lungo tempo è stata il privilegio dei nobili prima di diffondersi ad altri strati della società, pur restando appannaggio di un numero ristretto di persone.
Nel secolo XV il re di Ryu-kyu, dopo aver elevato al rango di nobili gli antichi capi locali, proibisce di portare armi.
Dopo aver invaso il paese, nel secolo XVII, i signori giapponesi di Satsuma mantennero l'interdizione delle armi istituita dal re di Ryu-kyu un secolo e mezzo prima e giunsero a stabilire saldamente il loro dominio sull'isola. Integrato nel regime feudale giapponese, il sistema gerarchico di Ryu-kyu diventò più rigido. Venne stabilita una gerarchia interna che si diversificherà ancora in seguito: nobiltà in tre gradi, vassalli in due gradi, contadini in due gradi. L'arte del combattimento a mano nuda praticata dalla nobiltà sembra aver avuto più che altro il senso di una manifestazione simbolica del suo rango. Tuttavia, nel corso dei secoli XVII e XVIII, i vassalli si impoverirono e una parte di questi si orientò poco a poco verso l'artigianato o il commercio, e infine verso l'agricoltura, per sopravvivere. Si manifestò una mobilità sociale tra la classe dei vassalli e quella dei contadini, malgrado la gerarchia complessa e rigida esistente a Ryu-kyu. Possiamo pensare che, con questa mobilità sociale, l'arte dei nobili a poco a poco abbia penetrato gli altri strati sociali; lo testimonierebbe la comparsa di termini come "mano (te) dei vassalli", "mano degli artigiani", "mano dei contadini", avendo il termine "mano" (te) il significato di arte o di tecnica.
In giapponese il termine bushi designava colui che apparteneva all'ordine dei guerrieri (samurai). A Okinawa, dove la struttura sociale era diversa questo termine assunse il significato di adepto di te, qualunque fosse la propria appartenenza di classe; di qui un certo numero di significati erronei nell'interpretazione dello status sociale degli adepti. Il termine shizoku designa in giapponese l'ordine dei guerrieri. Quando però si dice che maestri di karate come G. Funakoshi, A. Itosu, S.B. Matsumura ecc... appartenevano allo shizoku, il senso e differente. In effetti a Okinawa, dove non esisteva un equivalente dell'ordine dei guerrieri giapponese, la cultura dell'ordine più alto, la nobiltà, era diversa; e il termine shizoku, introdotto dopo il secolo XVII, designava l'ordine dei vassalli intermedi tra i nobili e i contadini. Poco per volta si formarono nei vari strati sociali delle reti di trasmissione esoterica dell'arte marziale. Questo dipendeva da una parte dal fatto che, da lunga data, quest'arte marziale veniva praticata segretamente nella cerchia ristretta dei nobili, dove era concepita come il segno di un privilegio, e dall'altra dal fatto che la dominazione di Satsuma controllava l'armamento della popolazione.
L'arte cinese del combattimento ha avuto un ruolo d'importanza primaria nella formazione del karate. Di fatto, il karate non avrebbe preso questa forma senza il contatto con l'arte cinese del combattimento, anche se fossero esistite già da prima a Okinawa - cosa non certa - tecniche di combattimento sufficientemente elaborate per servire da base alla creazione di un'arte del combattimento. Dai documenti storici disponibili si deduce che l'arte cinese del combattimento è stata introdotta a Okinawa attraverso tre canali complementari:
Il contributo dei viaggiatori venuti dalla Cina
La trasmissione da parte dei cinesi residenti nell'isola
Degli abitanti di Okinawa che fecero il viaggio in Cina
Il contributo dei viaggiatori venuti dalla Cina
Dal 1372 al 1866, una delegazione dell'imperatore della Cina venne ventitré volte a Ryukyu, per le cerimonie di consacrazione del re, e si pens che questa ambasceria abbia avuto un ruolo importante nella trasmissione dell'arte del combattimento. I contatti dei membri della delegazione con gli abitanti di Ryukyu non figurano in nessun documento, ma sarebbe inconcepibile che le molte centinaia di persone delle varie delegazioni che si sono succedute abbiano sostato per parecchi mesi senza uscire dal piccolo villaggio di Kume. Il contatto con loro e certo stato un'importante linea d'infiltrazione dell'arte cinese del combattimento, senza arrivare fino a una trasmissione globale di questa.
La trasmissione da parte dei cinesi residenti a Okinawa
L'arte del combattimento praticata dai cinesi che abitavano dal 1392 nel villaggio di Kume e stata verosimilmente comunicata sotto il vincolo del segreto ad alcune famiglie nobili che avevano contatti con loro, e questo malgrado la chiusura del villaggio. Quest'arte, praticata segretamente, costituiva uno dei privilegi di questo gruppo di famiglie cinesi, che hanno avuto dal secolo XIV un ruolo importante negli affari del regno di Ryukyu. Questa comunità non era isolata dalla sua cultura d'origine, con la quale intratteneva regolari contatti tramite i membri della delegazione dell'imperatore della Cina che era inoltre incaricata di accogliere. Costoro comunicavano ogni volta, insieme ad altre tecniche, un'arte del combattimento arricchita di nuove conoscenze. Questa comunicazione si limitava ad alcuni cinesi del villaggio di Kume e forse a qualche nobile del regno di Ryukyu. Altri fatti mostrano che la diffusione verso l'esterno dell'arte del combattimento a partire dal villaggio di Kume fu per lungo tempo minima. E' soltanto a partire dal secolo XIX, alcuni anni prima della guerra dell'oppio, che la chiusura del villaggio di Kume si attenuò, lontana ripercussione degli sconvolgimenti della società cinese. Allora l'arte del combattimento, a lungo nascosta dietro le sue mura, a poco a poco cominciò a filtrare al di fuori sotto il nome di Xaha-te, poiché questo villaggio dipendeva dalla città di Naha.
Gli abitanti di Okinawa che fecero il viaggio in Cina
Dall'inizio del secolo XVII, alcuni abitanti di Okinawa cominciarono a recarsi in Cina per commerciare e vi restavano spesso per due anni. Questi viaggiatori, un po' avventurieri, riportarono senza dubbio a Okinawa delle tecniche di combattimento a mani nude a loro utili. Queste, tuttavia, non potevano essere che frammentarie, perché in due anni era impossibile imparare nel suo insieme il metodo dell'arte marziale cinese, che si basa su una concezione elaborata del corpo. L'accumulazione di tecniche frammentarie può costituire una pratica alla quale la ricerca di un'efficacia immediata da una certa logica. Possiamo pensare che le corte sequenze tecniche direttamente rispondenti a una semplice applicazione in combattimento - di cui esistono parecchi tipi siano state trasmesse così e che gli abitanti di Okinawa le abbiano trasformate adattandole alla loro morfologia e al loro modo di vita. Tuttavia esse formarono piuttosto un sapere tecnico che l'arte metodica. Prima probabilmente esistevano, negli ambienti cinesi privilegiati e degli okinawesi ricchi, dei canali di trasmissione, ma senza dubbio non erano sistematici, poiché non troviamo traccia di una scuola di te a Okinawa prima di quella di Sokon Matsumura, all'inizio del secolo XIX. L'arte trasmessa da Matsumura, che è pervenuta fino a noi, si è formata a partire dall'integrazione di tre elementi:
la conoscenza tecnica che abbiamo appena ricordato
la pratica dell'arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu
l'arte cinese del combattimento.
Le scuole tradizionali di te risalgono all'insegnamento di Matsumura e dei suoi contemporanei. A partire dal secolo XIX queste scuole prenderanno il nome della località dove risiedono gli adepti:
Shuri-te per designare la scuola di Matsumura, che si sviluppa attorno al palazzo,
Tomari-te per designare un'altra scuola che si sviluppa nella città vicina
Naha-te per designare la scuola dei cinesi del villaggio di Kume che faceva parte di Naha.
Il Tomari-te assomiglia molto allo Shuri-te. Le due scuole di Shuri-te e Tomari-te rappresentano un'arte del combattimento prodotta dalla cultura di Okinawa.
Abbiamo visto che il villaggio di Kume ebbe un ruolo importante per cinque secoli e che l'arte del combattimento praticata dai cinesi di questo villaggio fu chiamata Naha-te. E soltanto verso il 1830 che questa arte comincia a diventare più accessibile agli abitanti dei dintorni. La funzione storica di Kume crolla nel 1879 con 1'estensione a Okinawa dell'influenza dello Stato giapponese moderno. I suoi abitanti rientrano allora in Cina o si integrano alla popolazione di Okinawa. Al genere unitario e chiuso di trasmissione della loro arte del combattimento si sostituisce progressivamente una diffusione più aperta.
Kanryo Higaonna e il Naha-te
Kanryo Higaonna, nato a Naha nel 1852, parte per la Cina per studiare approfonditamente l'arte del combattimento che aveva cominciato ad apprendere sotto la direzione di un adepto di Kume. Dopo un soggiorno di quindici anni in Cina, ritorna a Okinawa e fonda una scuola che, anch'essa, viene chiamata Naha-te. Storicamente il Naha-te implica quindi il Naha-te dei cinesi del villaggio di Kume e la scuola fondata da K. Higaonna, che ne e parzialmente derivata. Il Naha-te rinnovato da K. Higaonna, è stato ripreso dal suo allievo Chojun Miyagi che, come il suo maestro, andò a studiare in Cina. Egli ha chiamato la sua scuola Goju-ryu. E cosi che la tradizione del Naha-te, erede fedele dell'arte cinese del combattimento, è perpetuata da questa scuola.
Il contributo antico dei cinesi insediati a Kume e il rinnovamento di K. Higaonna si congiunsero; la loro denominazione, unica alla fine del secolo XIX, lo conferma. Entrambi hanno in comune la trasmissione fedele e lo sviluppo dell'arte cinese del combattimento. Di fatto, possiamo oggigiorno trovare numerosi aspetti comuni tra il Naha-te (Goju-ryu) e 1'arte del combattimento del sud della Cina.
Shuri-te e Tomari-te
L'origine dell'arte chiamata Naha-te nel secolo XIX e quindi relativamente ben conosciuta; più oscura e la formazione dello Shuri-te e del Tomari-te. Le dominazioni cinese e giapponese hanno avuto ripercussioni ben distinte sulla formazione del karate a Okinawa. Se la dominazione dei cinesi si era stabilita con il consenso della dinastia di Ryu-kyu per sviluppare la produzione e il commercio dell'isola, la dominazione di Satsuma fu imposta nel 1609 con la forza. La società di Okinawa dovette progressivamente riorganizzarsi per rispondere alle esigenze di Satsuma, e i vassalli, i cui privilegi erano stati progressivamente ridotti, dovettero fondersi negli altri strati sociali per assicurarsi la sopravvivenza. Possiamo dunque pensare che la diffusione dell'arte del combattimento degli antichi vassalli tra commercianti, artigiani, contadini, pescatori sia stata il prodotto della mobilita sociale di Okinawa causata dalla dominazione giapponese. Col tempo, l'arte dei privilegiati comincia a prendere forme diverse, adattandosi agli stili di vita di ciascuna classe sociale. Tuttavia un adattamento del genere si e prodotto in modo molto discreto, poiché l'arte del combattimento corrispondeva per loro più a un privilegio che a una necessita vitale. Quando un anziano vassallo era divenuto contadino, nel corso delle generazioni la pratica familiare dell'arte diveniva il solo segno del suo antico privilegio e un motivo di fierezza per la sua famiglia. E questa una delle cause del carattere clandestino ed esoterico della pratica e della trasmissione del karate di una volta. Con la dispersione dei vecchi nobili e vassalli nei vari strati sociali il karate si e ramificato. La base delle differenze tra i vari stili e una delle cause della frammentazione del karate antico.
La prima scuola di karate: Sokon Matsumura
La storia del karate nella tradizione di Okinawa assume contorni un po' più definiti a partire da Sokon Matsumura. Di fatto, le ricerche sulla prima scuola di karate, il cui influsso sulla pratica contemporanea sia riconoscibile, riconducono a lui. Egli sarebbe stato il primo ad aver trasmesso un metodo sistematico. Ciò che chiamiamo Shuri-te risale alla sua arte, e il suo influsso contribuì esplicitamente alla formazione del Tomari-te. E' probabile che Matsumura abbia ricevuto l'insegnamento di Sakugawa ma, secondo la tradizione orale, fu un cinese chiamato Iwa che egli indicò come suo maestro nell'arte cinese del combattimento. Nessun documento precisa le sue relazioni con Sakugawa.
L'importanza storica dell'arte di Matsumura sta nel fatto che vi si può scorgere l'integrazione di tre elementi culturali:
1. La tradizione del te o de, che e l'insieme delle tecniche di combattimento praticate dagli abitanti di Okinawa;
2. L'arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu;
3. L'arte cinese del combattimento.
Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è tanto più importante se consideriamo che formò molti allievi. Alcuni tra loro sono divenuti anch'essi maestri di quest'arte e hanno diffuso l'arte e le idee del loro maestro, pur contribuendo tutti a farle evolvere. Ecco i nomi dei suoi principali allievi:
Anko Asato: 1828-1906
Anko Itosu: 1830-1915
Kentsu Yabu: 1866-1937
Chomo Hanashiro: 1869-1945
Chotoku Kiyan: 1870-1945
Tutti questi allievi hanno contribuito alla stabilizzazione delle forme di karate e alla sua diffusione nell'isola di Okinawa. A. Itosu e i suoi allievi realizzeranno la grande svolta della storia del karate, che darà forma al karate moderno come lo conosciamo ai nostri giorni. Itosu nel 1901 compì la grande svolta per la diffusione del karate introducendo quest'arte nell'educazione scolastica. L'importanza di questo cambiamento è considerevole, perché prima l'insegnamento del karate era una pratica individualizzata, in cui il maestro guidava uno o due allievi alla volta, mentre con l'adozione di questo nuovo sistema divenne anche una formazione di massa o di gruppo. La pedagogia di Itosu si ispira ai metodi di formazione dei soldati che il Giappone stava importando dall'Europa. A scuola un solo insegnante dirigeva numerosi allievi gridando un comando per ogni gesto da eseguire, cosa che non esisteva nell'insegnamento tradizionale del karate. A. Itosu elaboro, a partire dalle sue prime esperienze con gli scolari, dei kata destinati all'insegnamento scolastico. E a questo scopo che compose dapprima i tre kata "Naifanchi" a partire dal Naifanchi classico, poi i cinque kata "Pinan". Classifico questi kata secondo una gradazione indicata con il suffisso "dan": Naifanchi shodan, nidan e sandan e Pinan shodan, nidan, sandan, yodan e godan. L'impiego del termine "dan", che significa grado, o livello, per classificare i kata gli era stato suggerito dal suo maestro Sokon Matsumura partendo dal sistema di catalogazione dei kata di spada del Jigen-ryu nel quale si applica il sistema dei "dan" per la classificazione degli esercizi. L'insegnamento del karate nella scuola e stato, ai suoi inizi, assicurato principalmente dai due allievi di Itosu, Yabu e Hanashiro. Ma il loro insegnamento non era sempre una ripresa diretta e sistematica delle idee del maestro. Prima di riuscire a stabilire l'insegnamento del karate in questo nuovo contesto, Itosu e i suoi allievi dovettero apportare numerose rettifiche ai vecchi modi di praticare.
L'entrata del karate nel sistema scolastico segna una svolta che, al di la della tendenza rappresentata da Itosu, riguarda l'insieme del karate di Okinawa. Quest'arte si stava formando, e le sue particolarità cominciavano ad affermarsi in una relazione continua con l'arte cinese del combattimento. Con la formalizzazione che accompagna l'introduzione del karate nella scuola pubblica, esso comincia a istituzionalizzarsi e a irrigidirsi. Progressivamente, gli adepti iniziarono a considerare il karate come un'arte classica, conclusa, dove la cosa più importante era rispettare la tradizione e affermare la legittimità della sua filiazione. Contemporaneamente, gli sconvolgimenti intervenuti nelle relazioni , tra il Giappone e la Cina rimisero in questione i canali tradizionali attraverso i quali l'arte cinese del combattimento giungeva a Okinawa. Questo contatto, se si fosse prolungato, avrebbe con tutta probabilità continuato a far evolvere il karate. Le tecniche di karate appaiono frammentarie se vengono considerate come una trasmissione dell'arte cinese del combattimento. Ma, messe in pratica a modo loro dagli abitanti di Okinawa, costituiscono un insieme. Le tecniche, meno numerose che nell'arte d'origine, furono, per questa stessa ragione, praticate più intensamente e rielaborate in modo da permettere di affrontare la molteplicità delle situazioni che potevano presentarsi. A partire dagli anni Venti, il karate sarà presentato come "l'arte di Okinawa" nelle isole principali del Giappone. E' il paradosso del karate, di continuare a evolvere pur dando l'apparenza di un'arte pervenuta alla stabilita di una lunga tradizione com'è, per esempio, la spada giapponese.
Sul piano della trasmissione sono gli anni '30 che costituiscono il punto di difframazione dell'evoluzione del karate tradizionale e l'origine delle diverse forme e dei diversi stili che continueranno ad evolversi fino ai giorni nostri.
La storia e l'evoluzione del karate sono molto complesse. L'analisi della storia dell'isola di Okinawa permette di comprendere come l'influenza cinese abbia formato quest'arte e come poi si sia sviluppata sotto la denominazione giapponese.
L'arte marziale di Okinawa si è sviluppata come un'arte tenuta segreta, che per lungo tempo è stata il privilegio dei nobili prima di diffondersi ad altri strati della società, pur restando appannaggio di un numero ristretto di persone.
Nel secolo XV il re di Ryu-kyu, dopo aver elevato al rango di nobili gli antichi capi locali, proibisce di portare armi.
Dopo aver invaso il paese, nel secolo XVII, i signori giapponesi di Satsuma mantennero l'interdizione delle armi istituita dal re di Ryu-kyu un secolo e mezzo prima e giunsero a stabilire saldamente il loro dominio sull'isola. Integrato nel regime feudale giapponese, il sistema gerarchico di Ryu-kyu diventò più rigido. Venne stabilita una gerarchia interna che si diversificherà ancora in seguito: nobiltà in tre gradi, vassalli in due gradi, contadini in due gradi. L'arte del combattimento a mano nuda praticata dalla nobiltà sembra aver avuto più che altro il senso di una manifestazione simbolica del suo rango. Tuttavia, nel corso dei secoli XVII e XVIII, i vassalli si impoverirono e una parte di questi si orientò poco a poco verso l'artigianato o il commercio, e infine verso l'agricoltura, per sopravvivere. Si manifestò una mobilità sociale tra la classe dei vassalli e quella dei contadini, malgrado la gerarchia complessa e rigida esistente a Ryu-kyu. Possiamo pensare che, con questa mobilità sociale, l'arte dei nobili a poco a poco abbia penetrato gli altri strati sociali; lo testimonierebbe la comparsa di termini come "mano (te) dei vassalli", "mano degli artigiani", "mano dei contadini", avendo il termine "mano" (te) il significato di arte o di tecnica.
In giapponese il termine bushi designava colui che apparteneva all'ordine dei guerrieri (samurai). A Okinawa, dove la struttura sociale era diversa questo termine assunse il significato di adepto di te, qualunque fosse la propria appartenenza di classe; di qui un certo numero di significati erronei nell'interpretazione dello status sociale degli adepti. Il termine shizoku designa in giapponese l'ordine dei guerrieri. Quando però si dice che maestri di karate come G. Funakoshi, A. Itosu, S.B. Matsumura ecc... appartenevano allo shizoku, il senso e differente. In effetti a Okinawa, dove non esisteva un equivalente dell'ordine dei guerrieri giapponese, la cultura dell'ordine più alto, la nobiltà, era diversa; e il termine shizoku, introdotto dopo il secolo XVII, designava l'ordine dei vassalli intermedi tra i nobili e i contadini. Poco per volta si formarono nei vari strati sociali delle reti di trasmissione esoterica dell'arte marziale. Questo dipendeva da una parte dal fatto che, da lunga data, quest'arte marziale veniva praticata segretamente nella cerchia ristretta dei nobili, dove era concepita come il segno di un privilegio, e dall'altra dal fatto che la dominazione di Satsuma controllava l'armamento della popolazione.
L'arte cinese del combattimento ha avuto un ruolo d'importanza primaria nella formazione del karate. Di fatto, il karate non avrebbe preso questa forma senza il contatto con l'arte cinese del combattimento, anche se fossero esistite già da prima a Okinawa - cosa non certa - tecniche di combattimento sufficientemente elaborate per servire da base alla creazione di un'arte del combattimento. Dai documenti storici disponibili si deduce che l'arte cinese del combattimento è stata introdotta a Okinawa attraverso tre canali complementari:
Il contributo dei viaggiatori venuti dalla Cina
La trasmissione da parte dei cinesi residenti nell'isola
Degli abitanti di Okinawa che fecero il viaggio in Cina
Il contributo dei viaggiatori venuti dalla Cina
Dal 1372 al 1866, una delegazione dell'imperatore della Cina venne ventitré volte a Ryukyu, per le cerimonie di consacrazione del re, e si pens che questa ambasceria abbia avuto un ruolo importante nella trasmissione dell'arte del combattimento. I contatti dei membri della delegazione con gli abitanti di Ryukyu non figurano in nessun documento, ma sarebbe inconcepibile che le molte centinaia di persone delle varie delegazioni che si sono succedute abbiano sostato per parecchi mesi senza uscire dal piccolo villaggio di Kume. Il contatto con loro e certo stato un'importante linea d'infiltrazione dell'arte cinese del combattimento, senza arrivare fino a una trasmissione globale di questa.
La trasmissione da parte dei cinesi residenti a Okinawa
L'arte del combattimento praticata dai cinesi che abitavano dal 1392 nel villaggio di Kume e stata verosimilmente comunicata sotto il vincolo del segreto ad alcune famiglie nobili che avevano contatti con loro, e questo malgrado la chiusura del villaggio. Quest'arte, praticata segretamente, costituiva uno dei privilegi di questo gruppo di famiglie cinesi, che hanno avuto dal secolo XIV un ruolo importante negli affari del regno di Ryukyu. Questa comunità non era isolata dalla sua cultura d'origine, con la quale intratteneva regolari contatti tramite i membri della delegazione dell'imperatore della Cina che era inoltre incaricata di accogliere. Costoro comunicavano ogni volta, insieme ad altre tecniche, un'arte del combattimento arricchita di nuove conoscenze. Questa comunicazione si limitava ad alcuni cinesi del villaggio di Kume e forse a qualche nobile del regno di Ryukyu. Altri fatti mostrano che la diffusione verso l'esterno dell'arte del combattimento a partire dal villaggio di Kume fu per lungo tempo minima. E' soltanto a partire dal secolo XIX, alcuni anni prima della guerra dell'oppio, che la chiusura del villaggio di Kume si attenuò, lontana ripercussione degli sconvolgimenti della società cinese. Allora l'arte del combattimento, a lungo nascosta dietro le sue mura, a poco a poco cominciò a filtrare al di fuori sotto il nome di Xaha-te, poiché questo villaggio dipendeva dalla città di Naha.
Gli abitanti di Okinawa che fecero il viaggio in Cina
Dall'inizio del secolo XVII, alcuni abitanti di Okinawa cominciarono a recarsi in Cina per commerciare e vi restavano spesso per due anni. Questi viaggiatori, un po' avventurieri, riportarono senza dubbio a Okinawa delle tecniche di combattimento a mani nude a loro utili. Queste, tuttavia, non potevano essere che frammentarie, perché in due anni era impossibile imparare nel suo insieme il metodo dell'arte marziale cinese, che si basa su una concezione elaborata del corpo. L'accumulazione di tecniche frammentarie può costituire una pratica alla quale la ricerca di un'efficacia immediata da una certa logica. Possiamo pensare che le corte sequenze tecniche direttamente rispondenti a una semplice applicazione in combattimento - di cui esistono parecchi tipi siano state trasmesse così e che gli abitanti di Okinawa le abbiano trasformate adattandole alla loro morfologia e al loro modo di vita. Tuttavia esse formarono piuttosto un sapere tecnico che l'arte metodica. Prima probabilmente esistevano, negli ambienti cinesi privilegiati e degli okinawesi ricchi, dei canali di trasmissione, ma senza dubbio non erano sistematici, poiché non troviamo traccia di una scuola di te a Okinawa prima di quella di Sokon Matsumura, all'inizio del secolo XIX. L'arte trasmessa da Matsumura, che è pervenuta fino a noi, si è formata a partire dall'integrazione di tre elementi:
la conoscenza tecnica che abbiamo appena ricordato
la pratica dell'arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu
l'arte cinese del combattimento.
Le scuole tradizionali di te risalgono all'insegnamento di Matsumura e dei suoi contemporanei. A partire dal secolo XIX queste scuole prenderanno il nome della località dove risiedono gli adepti:
Shuri-te per designare la scuola di Matsumura, che si sviluppa attorno al palazzo,
Tomari-te per designare un'altra scuola che si sviluppa nella città vicina
Naha-te per designare la scuola dei cinesi del villaggio di Kume che faceva parte di Naha.
Il Tomari-te assomiglia molto allo Shuri-te. Le due scuole di Shuri-te e Tomari-te rappresentano un'arte del combattimento prodotta dalla cultura di Okinawa.
Abbiamo visto che il villaggio di Kume ebbe un ruolo importante per cinque secoli e che l'arte del combattimento praticata dai cinesi di questo villaggio fu chiamata Naha-te. E soltanto verso il 1830 che questa arte comincia a diventare più accessibile agli abitanti dei dintorni. La funzione storica di Kume crolla nel 1879 con 1'estensione a Okinawa dell'influenza dello Stato giapponese moderno. I suoi abitanti rientrano allora in Cina o si integrano alla popolazione di Okinawa. Al genere unitario e chiuso di trasmissione della loro arte del combattimento si sostituisce progressivamente una diffusione più aperta.
Kanryo Higaonna e il Naha-te
Kanryo Higaonna, nato a Naha nel 1852, parte per la Cina per studiare approfonditamente l'arte del combattimento che aveva cominciato ad apprendere sotto la direzione di un adepto di Kume. Dopo un soggiorno di quindici anni in Cina, ritorna a Okinawa e fonda una scuola che, anch'essa, viene chiamata Naha-te. Storicamente il Naha-te implica quindi il Naha-te dei cinesi del villaggio di Kume e la scuola fondata da K. Higaonna, che ne e parzialmente derivata. Il Naha-te rinnovato da K. Higaonna, è stato ripreso dal suo allievo Chojun Miyagi che, come il suo maestro, andò a studiare in Cina. Egli ha chiamato la sua scuola Goju-ryu. E cosi che la tradizione del Naha-te, erede fedele dell'arte cinese del combattimento, è perpetuata da questa scuola.
Il contributo antico dei cinesi insediati a Kume e il rinnovamento di K. Higaonna si congiunsero; la loro denominazione, unica alla fine del secolo XIX, lo conferma. Entrambi hanno in comune la trasmissione fedele e lo sviluppo dell'arte cinese del combattimento. Di fatto, possiamo oggigiorno trovare numerosi aspetti comuni tra il Naha-te (Goju-ryu) e 1'arte del combattimento del sud della Cina.
Shuri-te e Tomari-te
L'origine dell'arte chiamata Naha-te nel secolo XIX e quindi relativamente ben conosciuta; più oscura e la formazione dello Shuri-te e del Tomari-te. Le dominazioni cinese e giapponese hanno avuto ripercussioni ben distinte sulla formazione del karate a Okinawa. Se la dominazione dei cinesi si era stabilita con il consenso della dinastia di Ryu-kyu per sviluppare la produzione e il commercio dell'isola, la dominazione di Satsuma fu imposta nel 1609 con la forza. La società di Okinawa dovette progressivamente riorganizzarsi per rispondere alle esigenze di Satsuma, e i vassalli, i cui privilegi erano stati progressivamente ridotti, dovettero fondersi negli altri strati sociali per assicurarsi la sopravvivenza. Possiamo dunque pensare che la diffusione dell'arte del combattimento degli antichi vassalli tra commercianti, artigiani, contadini, pescatori sia stata il prodotto della mobilita sociale di Okinawa causata dalla dominazione giapponese. Col tempo, l'arte dei privilegiati comincia a prendere forme diverse, adattandosi agli stili di vita di ciascuna classe sociale. Tuttavia un adattamento del genere si e prodotto in modo molto discreto, poiché l'arte del combattimento corrispondeva per loro più a un privilegio che a una necessita vitale. Quando un anziano vassallo era divenuto contadino, nel corso delle generazioni la pratica familiare dell'arte diveniva il solo segno del suo antico privilegio e un motivo di fierezza per la sua famiglia. E questa una delle cause del carattere clandestino ed esoterico della pratica e della trasmissione del karate di una volta. Con la dispersione dei vecchi nobili e vassalli nei vari strati sociali il karate si e ramificato. La base delle differenze tra i vari stili e una delle cause della frammentazione del karate antico.
La prima scuola di karate: Sokon Matsumura
La storia del karate nella tradizione di Okinawa assume contorni un po' più definiti a partire da Sokon Matsumura. Di fatto, le ricerche sulla prima scuola di karate, il cui influsso sulla pratica contemporanea sia riconoscibile, riconducono a lui. Egli sarebbe stato il primo ad aver trasmesso un metodo sistematico. Ciò che chiamiamo Shuri-te risale alla sua arte, e il suo influsso contribuì esplicitamente alla formazione del Tomari-te. E' probabile che Matsumura abbia ricevuto l'insegnamento di Sakugawa ma, secondo la tradizione orale, fu un cinese chiamato Iwa che egli indicò come suo maestro nell'arte cinese del combattimento. Nessun documento precisa le sue relazioni con Sakugawa.
L'importanza storica dell'arte di Matsumura sta nel fatto che vi si può scorgere l'integrazione di tre elementi culturali:
1. La tradizione del te o de, che e l'insieme delle tecniche di combattimento praticate dagli abitanti di Okinawa;
2. L'arte giapponese della spada della scuola Jigen-ryu;
3. L'arte cinese del combattimento.
Il ruolo di Matsumura nella storia del karate è tanto più importante se consideriamo che formò molti allievi. Alcuni tra loro sono divenuti anch'essi maestri di quest'arte e hanno diffuso l'arte e le idee del loro maestro, pur contribuendo tutti a farle evolvere. Ecco i nomi dei suoi principali allievi:
Anko Asato: 1828-1906
Anko Itosu: 1830-1915
Kentsu Yabu: 1866-1937
Chomo Hanashiro: 1869-1945
Chotoku Kiyan: 1870-1945
Tutti questi allievi hanno contribuito alla stabilizzazione delle forme di karate e alla sua diffusione nell'isola di Okinawa. A. Itosu e i suoi allievi realizzeranno la grande svolta della storia del karate, che darà forma al karate moderno come lo conosciamo ai nostri giorni. Itosu nel 1901 compì la grande svolta per la diffusione del karate introducendo quest'arte nell'educazione scolastica. L'importanza di questo cambiamento è considerevole, perché prima l'insegnamento del karate era una pratica individualizzata, in cui il maestro guidava uno o due allievi alla volta, mentre con l'adozione di questo nuovo sistema divenne anche una formazione di massa o di gruppo. La pedagogia di Itosu si ispira ai metodi di formazione dei soldati che il Giappone stava importando dall'Europa. A scuola un solo insegnante dirigeva numerosi allievi gridando un comando per ogni gesto da eseguire, cosa che non esisteva nell'insegnamento tradizionale del karate. A. Itosu elaboro, a partire dalle sue prime esperienze con gli scolari, dei kata destinati all'insegnamento scolastico. E a questo scopo che compose dapprima i tre kata "Naifanchi" a partire dal Naifanchi classico, poi i cinque kata "Pinan". Classifico questi kata secondo una gradazione indicata con il suffisso "dan": Naifanchi shodan, nidan e sandan e Pinan shodan, nidan, sandan, yodan e godan. L'impiego del termine "dan", che significa grado, o livello, per classificare i kata gli era stato suggerito dal suo maestro Sokon Matsumura partendo dal sistema di catalogazione dei kata di spada del Jigen-ryu nel quale si applica il sistema dei "dan" per la classificazione degli esercizi. L'insegnamento del karate nella scuola e stato, ai suoi inizi, assicurato principalmente dai due allievi di Itosu, Yabu e Hanashiro. Ma il loro insegnamento non era sempre una ripresa diretta e sistematica delle idee del maestro. Prima di riuscire a stabilire l'insegnamento del karate in questo nuovo contesto, Itosu e i suoi allievi dovettero apportare numerose rettifiche ai vecchi modi di praticare.
L'entrata del karate nel sistema scolastico segna una svolta che, al di la della tendenza rappresentata da Itosu, riguarda l'insieme del karate di Okinawa. Quest'arte si stava formando, e le sue particolarità cominciavano ad affermarsi in una relazione continua con l'arte cinese del combattimento. Con la formalizzazione che accompagna l'introduzione del karate nella scuola pubblica, esso comincia a istituzionalizzarsi e a irrigidirsi. Progressivamente, gli adepti iniziarono a considerare il karate come un'arte classica, conclusa, dove la cosa più importante era rispettare la tradizione e affermare la legittimità della sua filiazione. Contemporaneamente, gli sconvolgimenti intervenuti nelle relazioni , tra il Giappone e la Cina rimisero in questione i canali tradizionali attraverso i quali l'arte cinese del combattimento giungeva a Okinawa. Questo contatto, se si fosse prolungato, avrebbe con tutta probabilità continuato a far evolvere il karate. Le tecniche di karate appaiono frammentarie se vengono considerate come una trasmissione dell'arte cinese del combattimento. Ma, messe in pratica a modo loro dagli abitanti di Okinawa, costituiscono un insieme. Le tecniche, meno numerose che nell'arte d'origine, furono, per questa stessa ragione, praticate più intensamente e rielaborate in modo da permettere di affrontare la molteplicità delle situazioni che potevano presentarsi. A partire dagli anni Venti, il karate sarà presentato come "l'arte di Okinawa" nelle isole principali del Giappone. E' il paradosso del karate, di continuare a evolvere pur dando l'apparenza di un'arte pervenuta alla stabilita di una lunga tradizione com'è, per esempio, la spada giapponese.
Sul piano della trasmissione sono gli anni '30 che costituiscono il punto di difframazione dell'evoluzione del karate tradizionale e l'origine delle diverse forme e dei diversi stili che continueranno ad evolversi fino ai giorni nostri.
KUNG FU - ORIGINI
INTRODUZIONE ALLA STORIA DEL KUNG FU
Scrivere la storia delle Arti Marziali Tradizionali Cinesi è impresa quanto mai ardua perchè non esistono documenti storici sufficientemente attendibili sull'argomento.
Quasi tutte le informazioni che ci sono pervenute, in particolare quelle sull'origine delle varie arti marziali, sono state tramandate oralmente di generazione in generazione nell'ambito delle varie scuole e fra le notizie che sono state recentemente pubblicate è assai difficile distinguere quelle vere da quelle leggendarie o di pura fantasia.
Anche per quanto riguarda le date vi sono incertezze e sensibili discordanze fra i vari autori.
INTRODUZIONE
Il termine cinese "Kung Fu" tradotto letteralmente non vuole affatto dire, "combattimento" o "difesa personale", come ci si potrebbe aspettare. Ciò che da noi in Occidente da tempo chiamiamo Kung Fu ha in cinese numerosi equivalenti, il più comune dei quali è "Wu Shu", che significa appunto "arti marziali" o "arti da guerra".
La lingua cinese, pur essendo strutturata semplicemente, è molto difficile da tradurre.
Il termine cinese Kung Fu ha un significato molto più vasto che non quello di "arti marziali" o "nazionali". Può voler dire "disciplina", o "abilità" nel compiere uno sforzo, portare a termine un lavoro o un incarico, mostrare forza e abilità, riuscire in alcune materie scolastiche, o in abilità di ogni genere. Pertanto non se ne può dare un significato molto preciso, tutto dipende dal contesto in cui la parola Kung Fu è inserita. Spesso la parola Kung Fu è usata per significare esercizio. Non è ben chiaro come noi occidentali siamo giunti ad usare questo termine dai molti significati al posto del più appropriato wu shu.
Comunque si può definire per Kung Fu la quantità di tempo dedicata ad esercitarsi per raggiungere il grado di maestro (sifu) di boxe cinese, più che la tecnica dell'uomo.
La maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che l'uso di un solo termine per definire l'insieme di tutte le arti marziali è un espressione di uso corrente nella Cina del Sud.
In questi ultimi anni, l'abitudine dei produttori cinematografici cinesi, soprattutto di Hong Kong, di catalogare i films di arti marziali con come "cinema di Kung Fu", ha naturalmente contribuito a rafforzare nelle persone questa denominazione errata.
I cinesi adoperano piú spesso altri nomi, come per esempio:
WU I
Arte Marziale
WU SHU
Arte Marziale
KUO SHU
Arte Nazionale
CHUNG KUO CH'UAN
Boxe Cinese
CH'OAN SHU
Arte dei Pugno
CH'OAN FA
Metodo dei Pugni o Pugilato
Poichè questi nomi sono poco conosciuti in occidente, abbiamo preferito adottare la denominazione, oggi assai popolare, di Kung-fu.
Sebbene nelle miriadi di scuole di Kung Fu, che si sono diffuse fuori dalla Cina continentale, si insegnino tecniche e stili asserendo di offrire al praticante i "segreti dell'antica arte", esse spesso si limitano a mostrarne solo l'aspetto fisico.
Ma c'è un altro aspetto del Kung Fu, per comprendere il quale dobbiamo esaminare l'antico costume cinese della segretezza e il danno che essa ha operato nelle arti marziali durante secoli e secoli di consuetudine.
Nella Cina feudale la segretezza era un precetto accettato ed essenziale tra i maestri di Kung Fu; come conseguenza molte forme e stili di Kung Fu, soprattutto nel Sistema Interno (vedremo più avanti di cosa si tratta), sono andati persi. Con la morte di quei maestri che non erano capaci di trasmettere, o non volevano trasmettere, i segreti della loro esperienza, neppure ai discepoli più fidati, il totale delle conoscenze andò decrescendo.
Ci sono stati tramandati racconti di maestri di Kung Fu che si lamentavano sul letto di morte per aver taciuto troppe cose e troppo a lungo: "Figli miei, ecco il vero segreto: tenere nascosta la saggezza ... è sterile, è un tesoro che non vedrà mai la luce del giorno; il segreto serve solo per mascherare la follia, ma non serve a nulla quando diventa tomba di sapienza".
Un maestro di Kung Fu poteva avere molte ragioni per tacere e nascondere l'informazione: allievi non ancora preparati, metodi didattici, ecc.... D'altro canto un sifu avrebbe ben potuto fare uso del silenzio per mascherare la sua incapacità, o il suo timore di concorrenti. Infine molti maestri erano buddisti, taoisti, o seguaci di altra religione, le quali facevano divieto di consegnare questi segreti ai non credenti.
Nella Cina feudale, tali precauzioni erano, in ogni caso, una necessità assoluta: malgrado giuramenti solenni di pace e di segretezza, molti esperti di Kung Fu divennero capi rinnegati di bande di fuorilegge che terrorizzavano i villaggi di contadini e le città.
La mania della segretezza divenne quindi in molte occasioni la "tomba della saggezza", e diede via libera anche a ciarlatani e falsi maestri: chi avrebbe potuto confutare la loro maestria in un arte marziale ammantata di contraddizioni e frazionata in migliaia di scuole.
Così dicasi anche della povertà delle pubblicazioni sulla boxe cinese, ricche di racconti e aneddoti quanto carenti di dati reali. Tali opere a volte si prestano ad abbindolare coloro che si accostano per la prima volta a questa arte marziale, da parte di coloro il cui interesse per il Kung Fu si accentra principalmente sulle possibilità di sfruttamento economico.
Il Kung Fu è un antico programma di salute fisica attraverso cui l’uomo realizza pienamente il suo potenziale per mezzo di una migliore comprensione, imparando a stabilire limiti e standard sempre più elevati, trascendendo i valori falsi e rigidi e raggiungendo l'armonia con le leggi della natura e dell’universo.
Il Kung fu è un addestramento con uno scopo preciso e conduce all’apprendimento di capacità selezionate che rimarranno nello studente per tutta la vita e anche dopo.
Nello studio del Kung Fu ogni movimento nasconde una funzione precisa e ha una ben precisa corrispondenza nella vita reale di tutti i giorni. Ogni movimento nasconde una metafora che conduce il discepolo verso la comprensione della saggezza di secoli.
Lo studio del Kung Fu richiede tempo e pazienza, con la fretta si rischia solo di fare confusione e di non ottenere i risultati che ci si aspetterebbe. Il Kung Fu permette di acquisire delle qualità fisiche indipendenti da sesso, dalla forza, dalla taglia e dall'età di chi lo pratica.
L'arte di utilizzare le differenti parti del corpo come mezzo di attacco e di difesa, da fiducia in se stessi e in seguito una più grande padronanza del proprio corpo, che si tonifica, ne aumenta l'appetito, la salute e contribuisce ad aumentare la longevità.
Gli choc emotivi cui noi siamo sottoposti per il nostro modo di vita incoerente, può favorire l'insorgere di ulcere, di ipertensione, di angosce: l'allenamento permette di smorzare con facilità questa tensione nervosa.
La storia del Kung Fu e quella delle arti e delle scienze parallele che hanno contribuito al suo sviluppo, è un miscuglio confuso di realtà e fantasie.
Come abbiamo già accennato pochi e rari sono i documenti storici delle più antiche dinastie cinesi che hanno resistito alle offese dei tempi.
Molti testi classici importanti, cui spesso allude la tradizione popolare, sono andati persi o distrutti, o non sono disponibili per gli storici occidentali.
Davanti a interpretazioni incongruenti e mancando la possibilità di fare ricerche approfondite nei meandri delle proposte alternative, si è giunti inevitabilmente alla scelta arbitraria e al compromesso.
Il compendio storico che segue, è lontano dal voler essere definitivo, ci sono molte incertezze soprattutto nel campo discusso delle date.
Studiosi e storici della Cina feudale non si accordano sul secolo, o addirittura sulla dinastia sotto al quale vennero combattute battaglie decisive, o furono scritti libri di una certa importanza.
Sulle lontane origini del Kung Fu, antecedenti al primo documento storico risalente alla dinastia Chou (1100-250 a.C.), ci sono giunte molte ed affascinanti leggende.
Fu-hi, uno dei tre leggendari "Augusti", vissuto intorno al 2.852 a.C. [4] è importante per aver iniziato lo studio dei trigrammi del Pa-Kwa[1] .
Questi trigrammi, formati da una serie di linee intere e spezzate, ispirarono numerose manifestazioni spirituali della Cina e ancor oggi sono studiate nelle cosiddette "scuole interne" di Kung Fu [4]. Essi vengono utilizzati per descrivere la circolazione del ch’i (energia interna)nel corpo.
Secondo una di queste leggende, il Kung Fu discende dal ch'ih yu-hsi, una lotta primitiva a colpi di testa, che ebbe luogo 4.000 anni fa o forse più, tra l'Imperatore Giallo (Hung Ti), considerato il progenitore del popolo cinese, e il mitico mostro cornuto Ch-ih Yu.
Nel 1274 a.C. sembra che Huang Ti abbia utilizzato, in una battaglia importante, un sistema rivoluzionario di tattica militare e di combattimento corpo a corpo di grande efficacia: il Chiao Ti, in cui i contendenti combattevano come tori caricandosi con la testa. Questa tecnica si valeva dell'insegnamento e dell'allenamento nell'uso delle armi e nell'impiego della forza. Bisogna notare tuttavia che a quei tempi i comuni cittadini avrebbero potuto difficilmente permettersi un simile allenamento, perchè in quel periodo della storia cinese l'arte della guerra restava una prerogativa esclusiva dei nobili e della corte. Ma forse Huang Ti diede un contributo fondamentale alle arti marziali.
Allo stesso Huang Ti viene attribuito il libro Nei Ching Su Wun o Classico della medicina interna, considerato la base teorica della medicina cinese. Oggi è pensiero comune collocare l’opera citata nella tarda dinastia Han. [10]
Monaci studiosi del V secolo a.C. riferiscono che ancor prima del regno dell'Imperatore Giallo, esisteva un metodo di esercizi e tecniche di respirazione specifici per la salute del corpo, per la prontezza della morte e la tranquillità dello spirito.
All’epoca della dinastia Shang (1766 - 1154 a.C.), i cinesi usavano sonde di pietra chiamate Bian Shih per stimolare le cavità che riguardavano la circolazione del ch’i ed alleviavano il dolore. Questo segnò l’inizio dell’agopuntura Si pensa che prima di usare le sonde di pietra, i cinesi utilizzassero il massaggio con la pressione delle dita, quando la conoscenza degli effetti di un trattamento del genere crebbe, fu riconosciuto che gli attrezzi più appuntiti delle dita procuravano benefici maggiori. [10]
La nostra storia continua sulla base delle testimonianze storiche delle arti marziali, che risalgono ai classici cinesi della dinastia Chou (722 a.C. - 480) anche se non fanno menzione dettagliata delle arti marziali: gli Annali della Primavera e dell'Autunno, i Poemi, o Libro dei Canti e il Libro dei Riti.
È detto per esempio nei Poemi (Shih Ching): "Un uomo e destinato agli infimi ranghi dell'esercito se non conosce la tecnica della boxe". Nel Libro dei Riti e negli Annali sono descritti vari tornei di tiro con l'arco, lotta, boxe e scherma. Esso mostra che dai periodi delle Primavera e dell’Autunno e degli Stati Guerrieri si sono evoluti metodi di respirazione più completi (770 - 221 a.C.).
Verso il 600 a.C. appare sulla scena Lao Tze, che con la sua opera "Tao te Ching" - Classico sulla Via della virtù[2], raccoglie tutte le conoscenze del Tao, da cui in seguito il Kung Fu ne prenderà alcuni aspetti quali la meditazione, la medicina e l'alchimia.
Il Tao è un'antica filosofia, che possiamo definire, in modo assai superficiale nel seguente modo: nel corpo umano, l'energia primordiale, o energia pre-natale, che nella sua forma naturale presiede alla conservazione della specie e dell'individuo, viene trasformata attraverso l'esercizio della meditazione in energia vitale, detta ch'i.
La combinazione del ch'i (energia interna) e dell'i (volontà) rappresentano l'essenza della scuola interna di Kung Fu.
Nel Tao Te Ching, Lao Tze descriveva le vere tecniche di respirazione che avevano lo scopo di aumentare la durata della vita di una persona. Questa è la prima testimonianza sopravvissuta sull’uso della respirazione per migliorare la circolazione del ch’i e la durata della vita.
Saranno in seguito alcuni grandi taoisti a creare alcuni movimenti di difesa e in seguito a codificarli nello stile conosciuto con il nome di Tai ch'i chuan.
Durante la Dinastia Chou visse anche Sun Tzu, il più famoso teorico cinese dell'arte bellica. Il suo celebre libro "L'arte della guerra" è stato letto, studiato ed applicato in Cina nel corso dei secoli fino all'epoca moderna. Anche se Sun Tzu si riferisce alla strategia ed alla tattica che un esercito deve adottare, i suoi suggerimenti si possono spesso applicare anche al combattimento singolo.
Anche il venerabile filosofo cinese Confucio (551 - 479 a.C.) aveva certamente familiarità con le arti marziali e i suoi insegnamenti e scritti hanno profondamente influenzato la struttura etico morale della vita cinese per più di 2.000 anni.
I principi mediativi e gli esercizi che fiorirono sotto il Taoismo ebbero un ruolo determinante nello sviluppo delle scuole interne o morbide del Kung Fu, anche se, a prima vista la "passività" filosofica di questa disciplina sembra aver poco a che fare con la boxe e il combattimento senza armi.
Un altro grande filosofo taoista Chuang Tzu[3], nel IV secolo d.C., sviluppò ulteriormente i principi della respirazione contenuti negli esercizi taoisti e descrisse il legame tra la respirazione e la salute nel suo Nan Hua Ching. Quest’opera spiega che: “gli uomini di una volta respiravano completamente giù fino ai piedi ...”
Successivamente Mencio pose l'accento nell'assoluta necessità di sviluppare la volontà.
Torniamo alla nostra storia. Dal quinto al terzo secolo avanti Cristo, dopo la sparizione dei feudi minori sopraffatti dai maggiori, la Cina era suddivisa in vari stati in continua lotta fra di loro. E' la cosiddetta epoca degli "Stati Combattenti".
Durante questo turbolento periodo (405 - 240 a.C.)[4] gente del popolo è stata certamente usata sul campo di battaglia; sul finire della dinastia Chou si constata che un gran numero di contadini e di civili venivano addestrati ad alto livello anche all'uso di armi sofisticate.
In questo periodo furono scritti i primi trattati sulle Arti Marziali, e molti maestri iniziarono ad essere conosciuti per la loro abilità; tra essi, particolare interessante, non poche erano le donne [5].
Secondo il grande storico Ssu Ma Chien, vissuto durante la dinastia Han, il Chi-chi era sviluppato in particolar modo nello stato di Ch'i i cui abitanti erano abilissimi nel combattimento a corpo a corpo.
Questa è anche l'epoca degli Yu Hsíeh o cavalieri erranti, militari di professione e quindi esperti di arti marziali, che si mettevano a disposizione di chiunque era disposto a sostenere la spesa dei loro servizi.
Ssu Ma Chien nei suoi Documenti Storici così descrive i cavalieri, erranti: - Le loro parole erano sempre sincere e degne di fiducia, le loro azioni sempre rapide e decise. Compivano ciò che avevano promesso e senza badare a sè stessi si gettavano nei pericoli che minacciavano gli altri -.
Nel 221 a. C. il principe di Ch'ín sconfisse gli altri Stati Combattenti, unificò la Cina ed assunse il nome di Shíh Huang Ti o Primo Augusto Imperatore.
Despota geniale e crudele, Shíh Huang Ti instaurò una politica di assolutismo e centralismo monarchico spazzando via ogni traccia di feudalesimo.
Fece costruire la Grande Muraglia, unificò i pesi, le misure, le monete e la scrittura, ma nello stesso tempo perseguitò gli intellettuali e rìtenendo che la fedeltà alle tradizioni del passato poteva creare ostilità al suo sistema politico, ordinò di far bruciare tutti i libri tranne quelli di medicina, di agricoltura e di divinazione (I Ching). Nel rogo andarono senza dubbio distrutti anche i libri di arti marziali e questo spiega forse la scarsità di notizie pervenuteci sull'argomento.
Dopo la morte dell'imperatore si scatenò una rivolta contadina che portò al potere Liu Flang fondatore della dinastia Han (206 a. C. 220 d. C.).
Il regno degli Han fu caratterizzato da prosperità, pace e sviluppo culturale. In questo periodo si modellò in modo quasi definitivo la struttura politica, economica e culturale che l'impero conservò sino all'inizio dei nostro secolo. Per questo motivo i cinesi si definiscono ancor oggi "figli di Han".
L'arte marziale ebbe un grande sviluppo sotto le dinastie Han Inferiore e Superiore, nel corso di un periodo di oltre 400 anni (206 a.C. - 220 d.C.). La Cina acquista in questo periodo unità etnica, morale, politica economica e culturale [5].
In questo periodo iniziò a praticarsi il Go-ti, combattimento in cui i lottatori si affrontavano indossando elmi sormontati da corna affilate. Queste forme di lotta vennero praticate anche come spettacoli o danze, generando nel tempo le prime cosiddette serie prestabilite o promesse, in cui i combattenti si affrontavano a mani nude o armati, eseguendo movimenti già precedentemente concordati e preparati [5][5].
Vennero composti in questa epoca numerose opere relative al ch’i kung.
Con la dinastia Han Inferiore (25 - 220 d.C.)[6] si ha un fase di transizione, in cui inizia in Cina una lenta reazione alla tirannia di un feudalesimo assoluto.
Durante la dinastia Han il combattimento a mani nude era assai popolare e veniva chiamato Chi Ch'iao, che significa "abilità e talento", oppure Shou Po ossia "mano che colpisce a pugno".
Si suppone che il primo moderno stile di combattimento di Kung Fu si sia sviluppato al termine delle dinastie Han o forse durante i Tre Regni (220 a.C. - 280 d.C.).
Nel periodo dei Tre Regni (Wei, Shu e Wu) viene prima rovesciata la dinastia Han e fondata la dinastia Hsin, ma il malcontento popolare sfocia in una rivolta quella dei "Turbanti Gialli", guidata da una società segreta a sfondo taoista. Tale rivolta si protrasse per alcuni anni sconvolgendo il paese e fu infine ferocemente repressa da alcuni capi militari tra i quali, poco dopo, cominciò la lotta per il dominio dell'impero.
Viene così fondata la dinastia Wei, ma sorgono altri due stati, i Shu e i Wu [5].
Sono di questo periodo notizie sullo stile del combattimento denominato Ch’ang Shou cioè “Lunga Mano” (Boxe lunga), attribuito al famoso maestro Kwok Yee, che alcuni considerano il diretto progenitore dello Shaolin.. Esso era apprezzabile per il suo concetto di combattimento a distanza, che preferiva al corpo a corpo avvinto, sviluppato dal Go-ti e dal Ch'ih Yu-Shi. Kwok Yee inaugurò uno stile che divenne rapidamente popolare tra i suoi contemporanei, anticipando l'avversario che si avvicinava colpendolo duramente alla distanza di un braccio.
Pur essendo una tattica difensiva, la Lunga Mano venne perfezionata e migliorata fino al VI secolo d.C. tanto che un abile praticante era ritenuto in grado di battere avversari pesantemente armati usando solo mani e piedi nudi.
Pan Ku, un famoso storico vissuto anch'egli nel primo secolo dopo Cristo, descrisse dettagliatamente nella sua "Storia degli Han" le tecniche marziali allora in voga nonchè le strategie che venivano utilizzate in combattimento.
L'epoca che va dalla repressione della rivolta dei Turbanti Gialli alla fine del periodo dei tre regni è forse la più interessante della storia cinese dal punto di vista delle imprese eroiche.
Le arti marziali in generale, le fortificazioni e le macchine belliche furono notevolmente perfezionate.
Le coraggiose gesta dei guerrieri e degli eroi di quel tempo furono immortalate in un famoso romanzo, in numerose novelle e drammi storici.
Uno degli eroi più popolari, la vera personificazione del coraggio, della lealtà e della dedizione, era Kuan Yú, il quale durante la dinastia Ming fu addirittura divinizzato e considerato dio della guerra. In suo onore furono eretti in Cina numerosi templi.
Kuan Yú, conosciuto anche col nome di Kuan Kung (Kung è un titolo nobiliare), maneggiava in maniera inimitabile l'alabarda che da allora, in suo ricordo, si chiama Kuan Tao.
Essa è una delle armi fondamentali dello Shaolin.
Durante gli ultimi anni della dinastia Han e l'inizio del periodo dei tre regni visse anche il famoso chirurgo taoista Hua To (190 - 265 d.C.) ideò un certo numero di esercizi ispirati ai cinque animali: l'orso, il cervo, la scimmia, la gru e la tigre [3] [5] [6] [10]; questi esercizi, benchè modificati e perfezionati dai successivi innovatori del Kung Fu, formano ancora la base dell'odierna ginnastica del Kung Fu.
Essi potrebbero aver ispirato la divisione dei sistemi di combattimento in forme animali, attribuita al tempio di Shaolin alcuni secoli più tardi.
Hua To affermava che la pratica regolare di questi esercizi, una forma di wei dan (wei chia), che definiva "i giochi dei cinque animali", avrebbe "... guarito le malattie, rafforzato le gambe e assicurato la salute".
Anche se molte voci autorevoli lo contraddicono, è credenza popolare che Hua To abbia sviluppato, se non scoperto, l'anestesia medica: egli usava l’agopuntura come anestesia nella chirurgia [10].
Il medico e filosofo taoista Ge Hong (284 - 364 d.C.) integrò poi il Kung Fu con esercizi per lo sviluppo del "ch'i" tecniche respiratorie denominate genericamente "ch'i kung".
Tao Hung-Gin compilò il suo Yang Shen Yen Mong Lu, in cui registrava molti metodi di ch’i kung per aumentare la salute
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[1] E’ uno stile di Kung Fu costituito da una serie di movimenti abbastanza complessi eseguiti su di un tracciato circolare. Le forme si sviluppano su più cerchi in maniera sempre più articolata [4].
[2] Lao Tze sottolineò il concetto “il tenero vince il duro” e in seguito molti taoisti svilupparono il suo pensiero nel Tai Ch’i Chuan e nella meditazione.
[3] I suoi scritti sono coerenti in tutto e per tutto con le idee del suo grande predecessore Lao Tze, il cui pensiero viene espresso in maniera più vasta e più chiara.
[4] Secondo [5] il Periodo degli Stati Combattenti è compreso tra il 480 e il 221 a.C..
[5] Secondo [5] il Periodo degli Stati Combattenti è compreso tra il 480 e il 221 a.C..
[6] Secondo [5] la dinastia Han viene fondata tra il 207 – 195 a.C. da Liu Pang.
Dopo una breve riunificazione per opera della dinastia Chin (280-316), varie tribù barbare si impadronirono della Cina settentrionale dando origine a numerosi stati.
Nel sud invece si formò uno stato unitario che conservava tutte le tradizioni del passato.
Questo periodo di invasioni barbariche e di decadenza politica, ricordato dagli storici cinesi col nome di "Nord e Sud", fu caratterizzato da un grande risveglio di fervore religioso. Il Buddismo si diffuse in modo straordinario in tutta la Cina e ovunque furono costruiti templi e monasteri.
Uno di questi era lo Shaolin Szu (tempio o monastero della "giovane foresta") che fu eretto verso la fine dei quinto secolo dopo Cristo sulle pendici dei monte Sung, nella provincia di Honan.
Storicamente questa epoca è caratterizzata da una serie di invasioni dei popoli della steppa che determina la divisione della Cina tra il Nord e il Sud [5].
Al sud regna della dinastia Lian (502 - 557).
Con l'arrivo del monaco buddista Ta Mo nel Sud della Cina, attorno al 530 d.C. [1] [3], il Kung Fu entra in uno dei più controversi e affascinanti periodi della storia.
Ta Mo è considerato dalla tradizione come il 28° patriarca del Buddismo, fondatore della scuola Ch'an. Egli portò con sè le conoscenze del Buddhismo Mahayama, che poi formarono le basi per le successive sette buddhiste Chan (o Zen in giapponese).
La parola Ch'an deriva dal sanscrito Dhyana che significa "meditazione". Secondo tale scuola infatti, la meditazione era considerata la via per giungere all'illuminazione.
Il Buddismo Chan (Zen in giapponese) ha avuto un'enorme influenza sia sulle arti marziali cinesi che su quelle giapponesi. Si pensi infatti che lo Shaolin Ch'úan nasce e si sviluppa in un tempio Ch'an e che lo Zen diventerà la religione - filosofia dei samurai giapponesi.
Il Buddismo Chan ha anche nobilitato le arti marziali trasformandole in un mezzo di perfezionamento spirituale.
Si dice che Ta Mo, proveniente dall’India meridionale (o dalla Persia, secondo qualche studioso moderno) abbia attraversato l’Himalaya e il confine della Cina, nell'intento di portare la verità del Buddha all'imperatore del Sud della Cina, il quale non rimase contento delle idee del giovane monaco sulla dottrina buddhista.
Scacciato dal regno del Sud e accompagnato da un certo numero di seguaci, dal Sud il patriarca si trasferisce più a Nord, verso il regno di Wei, stabilendosi infine nel tempio di Shaolin (giovane bosco) sulla montagna di Songshan, nella provincia di Honan. Il monastero in cui si stabilì era già da tempo noto per la pratica spirituale che vi si esercitava all'interno.
Ta Mo, conosciuto anche come Bodhidharma (2), è un personaggio enigmatico ma di fondamentale importanza nelle arti da combattimento asiatiche.
La tradizione cinese vuole che Ta Mo, mentre istruiva i monaci novizi a Shaolin, si rese conto che la cattiva condizione fisica impediva loro di stare svegli durante le lunghe ore di meditazione a cui li sottoponeva, inoltre i monaci erano impreparati a difendersi dai continui attacchi di briganti, che imperversavano nella zona. [4]
Sempre secondo la tradizione Ta Mo si pose il problema di come rinvigorire il fisico dei monaci: meditò su questo per nove anni di fronte ad un muro.
Alla fine di questo ritiro egli porto con sè due saggi (opere), uno dei quali sopravvive ancora oggi, il Yin Gin Ching o Classico sviluppo del muscolo. [10]
Egli iniziò così i suoi "sonnolenti" monaci novizi a una serie di 18 esercizi semplici[1], "Sho Pa Lo Han Shou" ossia, "Le 18 mani (tecniche) dei discepoli di Buddha", per migliorarne la salute, la volontà e conferire loro una buona capacità di difesa contro eventuali assalitori[2].
Questi esercizi erano uno stile di wei chia (stile esterno o duro) che sviluppava ampiamente il ch’i locale e la circolazione del ch’i attraverso il corpo.
Presto i monaci si accorsero che la pratica regolare di tali esercizi li metteva in grado di meditare per lunghi periodi, senza incorrere in spiacevoli affaticamenti.
La tradizione vuole che da questi esercizi derivino le forme della boxe di Shaolin.
Infatti più tardi Ta Mo e i suoi seguaci resero questi esercizi più vigorosi e sistematici sviluppando così anche dei metodi di combattimento a mani nude e con armi quali il coltello e il bastone, dando vita a cinque metodi di combattimento ispirati ai movimenti degli animali, i famosi cinque animali di Shaolin: la tigre, il leopardo, il drago, i serpente, la gru.
Non ci sono però elementi sufficienti per stabilire se effettivamente Ta Mo fosse esistito, se avesse creato un'arte di combattimento o tecniche di irrobustimento del corpo, come dice la leggenda; più credibile comunque è l'influenza delle tecniche indiane di meditazione e l'introduzione di queste nel monastero di Shaolin [6].
Probabilmente i primi insegnanti di arti marziali furono dei guerrieri o dei maestri che si convertirono al buddismo e si fecero monaci. I loro confratelli che già praticavano le tecniche ginniche e yoga portate da Ta Mo dovevano essere fisicamente e mentalmente predisposti all'apprendimento dei nuovi esercizi.
Le tecniche di autodifesa erano senza dubbio indispensabili ai monaci che vivevano e viaggiavano in zone isolate ed infestate dai briganti.
Lunghi anni di durissimi allenamenti, lontano dalle tentazioni del mondo, trasformarono i monaci del tempio Shaolin in formidabili combattenti. La loro superiorità non era solamente fisica, ma grazie al buddismo Ch'an, anche spirituale e mentale
Bisogna tener presente che in Cina accade spesso che si attribuisca ad un personaggio celebre la creazione di una tecnica, o stile, per aumentarne il prestigio [6].
Il Buddismo di Ta Mo si propagò per tutta l'area di influenza cinese, cosi che già alla fine della dinastia Sui (589 - 618 d.C.), in cui si ha la riunificazione della Cina, il tempio di Shaolin era diventato centro di arti marziali e i monaci ebbero da allora in poi un ruolo attivo nella storia della Cina, nonostante che, sotto particolari avvenimenti politici, il tempio perse la sua importanza come centro di pratica meditativa.
Verso la fine del sesto secolo la Cina, come abbiamo detto, venne di nuovo unificata sotto la dinastia Sui che ebbe una durata molto breve, dal 589 al 618.
Con l'avvento della dinastia T'ang (618 - 907 d.C.), il Kung Fu, e in particolare lo stile di Shaolin, venne divulgato in tutto il territorio cinese.
La dinastia dei T'ang portò il paese ad un livello di potenza, di benessere e di splendore mai prima conosciuti.
E' questa l'epoca d'oro della cavalleria cinese durante la quale le arti marziali raggiunsero un livello tecnico altissimo e diventarono assai popolari.
La pratica del Kung Fu divenne obbligatoria per i reparti militari. I soldati venivano addestrati a combattere con efficacia a mani nude ed a maneggiare con perizia le armi; dopo un appropriato addestramento ogni soldato doveva affrontare diversi esami in cui dimostrava la propria abilità [5].
Si racconta inoltre che la salita al trono del primo reggente della dinastia T'ang venne facilitata dalle gesta di un famoso maestro di nome T'an Tsung che aiutò, con altri tredici monaci Shaolin [5], l'imperatore Tai Tsung a sconfiggere il suo nemico Wang Shih Ch'ung che gli insidiava il trono.
Dopo la vittoria, come unica ricompensa, i monaci chiesero di poter tornare il più presto possibile al tempio.
Questo episodio vuol dimostrare come a quel tempo il famoso monastero buddhista fosse conosciuto anche per l'eccezionale grado di abilità raggiunto nella pratica del combattimento.
I monaci ebbero parte attiva anche durante la "rivolta dei boxers" nel secolo scorso.
Anche questo fatto contribuì a rendere famoso in tutta la Cina il nome dello Shaolín.
Altri monaci eroici di quest'epoca furono Chih Ts'ao, Hui Yang e Szu K'ung P'ei che creò la cosiddetta Boxe delle finte o Shang T'iao Hsia Kou Ch'úan, che letteralmente significa Pugilato della parata alta e della combinazione bassa.
Probabilmente durante la dinastia T'ang furono anche create le prime forme morbide di Shaolin che furono denominate Mien Ch'úan ossia Pugno di cotone e Jou Ch'úan (Pugilato morbido). Esse daranno origine agli stili interni.
Nel 907 in seguito ad una rivolta contadina la dinastia T'ang crolla.
Con il Buddismo, dunque, il Kung Fu si diffuse tra il popolo, diventando ispiratore di numerose leggende[3].
Durante il periodo che va dal 907 al 960 d.C. la Cina subisce molti frazionamenti: nella parte settentrionale si susseguono cinque dinastie, mentre in quella meridionale si raggiunge il culmine del separatismo rappresentato dai "signori della guerra" [5].
Nel 960 il generale Chao K'uang Yin unifica nuovamente la Cina dando origine alla dinastia Sung (960-1279)..
Con la dinastia Sung (960 d.C. - 1126 d.C.) si ha la quarta unificazione della Cina, dove però la politica e l'esercito subiscono un declino, mentre le arti e le scienze raggiungono una grande perfezione [5].
Questo periodo vede la nascita di numerose scuole di Kung Fu; diversi sono gli stili praticati, anche se, sostanzialmente, derivano tutti dall'originario nucleo dello stile di Shaolin.
Perfino l'imperatore Chao K'uang Yin, fondatore della dinastia e soprannominato più tardi T'ai Tzu (Grande Antenato), è un famoso maestro ed è il creatore dello stile T'ai Tzu Ch'ang Ch'úan (Boxe Lunga di T'ai Tzu) costituito da 32 tecniche e 6 passi tolti dal nucleo elementare.
Ancor oggi Ch'ang Ch'úan è sinonimo di Shaolin, ma facciamo notare che tale nome è stato anticamente utilizzato anche per indicare il T'ai Chi Ch'úan.
Un altro maestro molto noto, Chen Hsí I, fondò lo stile Liu Ho Ch'úan ossia Pugilato delle Sei Combinazioni.
Tale denominazione si riferisce alle sei relazioni fra varie parti del corpo umano, pensiero e Ch'i (energia interna) che bisogna tener presenti durante l'esecuzione delle tecniche:
· Mano e Piede
· Gomito e Ginocchio
· Spalla ed Anca
· Tecnica e Pensiero
· Pensiero e Ch'i
· Ch'i e Forza
Un altro grandissimo maestro vissuto durante la dinastia Sung fu il generale dell’esercito imperiale Yúeh Feí (1103-1142) grande esperto nel combattimento con la lancia e tuttora ricordato come uno dei più fulgidi eroi cinesi.
Egli combatteva con successo contro le tribù mancesi che avevano invaso il nord della Cina e mentre stava battendo definitivamente il nemico venne richiamato, accusato di tradimento e messo proditoriamente a morte dal primo ministro che era geloso di lui.
Si racconta che Yueh Fei scoraggiato dalla condizione fisica delle truppe sotto il suo comando, impiegasse il “classico esercizio di condizionamento del muscolo” di Ta Mo (Bodhidharma) come base per l’allenamento delle truppe stesse. [10]
Successivamente egli modifico l’esercizio in ciò che venne chiamato Shih er dun gin o i 12 pezzi di broccato, poi semplificato nel Pa Tuan Chin o otto pezzi di broccato. Entrambi questi metodi sopravvivono ancora oggi. [10]
Lo stesso Yueh Fei pare che abbia tratto dalla sua esperienza di combattimento con la lancia lo Hsing-I, uno stile completamente differente di Kung Fu, che agiva in linea retta, colpendo verticalmente e sottolineando la potenza del pugno. Lo Hsing-I è ancora oggi una delle branche maggiori del sistema Interno. Ma questa è forse solo leggenda; in realtà il vero creatore dello Hsing I è sconosciuto e le prime notizie riguardanti tale stile risalgono, come vedremo, al diciassettesimo secolo.
Yueh Fei creò anche lo stile Yúeh Chia Ch'úan (Chia significa famiglia o clan ed indica la scuola di un maestro di Kung-fu) caratterizzato da posizioni piuttosto piccole e da tecniche molto potenti e veloci.
Questo stile è tuttora praticato nel nord della Cina; nel sud è stato modificato da altri maestri ed ha preso il nome di Yúeh Chia In Ch'ao ossia L'artiglio d'aquila della scuola di Yúeh. Nella versione dei sud le tecniche vengono eseguite con le mani semiaperte tenendo le dita "ad artiglio" e non con i pugni chiusi come nello stile del nord.
Durante la dinastia Sung si sviluppò anche il Mi Tsung-I Ch'úan, ossia la Boxe dell'arte di far perdere le tracce (da qui derivò poi il Ninjutsu, la famosa arte dei Ninja). In tale stile, caratterizzato da tecniche rapide e circolari, l'avversario viene ingannato con giravolte e variazioni imprevedibili di direzione.
Tra il 1126 e il 1368 i tartari conquistano la Cina settentrionale e fondano il regno dei Chin che durerà fino al 1215 [5].
TERZO PERIODO:
IL TAOISMO
Pare la popolarità dello stile Shaolin abbia cominciato a declinare nel giro di un secolo e mezzo. Tale processo venne maggiormente accelerato dall’influenza del monaco e maestro Taoista Chang San Feng[1] . Egli era un profondo conoscitore di tutte le antiche forme di saggezza, I Ching, Confucianesimo, Buddhismo e Taoismo [3]; visse nella bassa dinastia Sung meridionale (1127 – 1279 d.C.), anche se fonti autorevoli lo pongono talvolta sia nella Bassa sia nella Media Dinastia Ming del XV secolo
Chang San Feng raggiunse un importante grado nella magistrature del distretto di Chuangsan ed è tradizionalmente riconosciuto come fondatore del moderno T’ai Ch’i Chuan (il più popolare stile delle scuole Interne di Kung Fu oggi esistente) .
Il T'ai Chi Ch'úan, il più famoso degli stili interni, è caratterizzato da tecniche morbide, movimenti fluidi, continui, circolari. L'esercizio fondamentale viene eseguito in totale decontrazione e molto lentamente per imparare a far fluire nel corpo l'energia interna. Il nome di T'ai Chi (Polo Supremo o Princípio Primo) si riferisce all'unione di Yin con Yang, i due principi base dell'universo.
Sempre secondo la leggenda il maestro taoista in cammino verso la provincia di Sse-tch’uan, approdò al tempio di Shaolin [8] e vi rimase per circa 10 anni avendo così modo di imparare gli esrcizi dello Shaolin: scoraggiato però dalla vilenza e dall’aggressività degli stili praticati nel tempio, egli comincò ad abbozzare un metodo di difesa personale che si armonizzasse con la filosofia di vita taoista ed in particolare con la filosofia del Tai Chi. Egli accentuò l’importanza della respirazione del del controllo interiore [7].
“Sotto il cielo non vi è cosa più morbida e cedevole dell’acqua, e nulla è meglio di essa per attaccare ciò che è solido e forte, nulla la eguaglia. Il debole può superare il forte, il morbido può superare il duro”.
Chan San Feng modificò le forme di Shaolin in uno stile più morbido e meno offensivo che denominò Nei – Chia, o Sistema Interno. Egli aggiunse alle forme dello Shaolin la teoria dell’I Ching (libro dei Mutamenti) e le tecniche di respirazione taoiste del Chi Kung.
Nel libro Wutang Ch’uan Shu Mi Chueh, pubblicato nel 1928, l’autore Chin I-Ming afferma che esistono tuttora gran parte degli scritti originali di Chang San Feng e definisce nel suo libro le principali differenze tra i due sistemi Interno ed Esterno.
Quello Esterno Insiste sulla regolazione del respiro, la formazione delle ossa e dei muscoli, l’abilità dello spostarsi avanti e indietro e l’unità del morbido e del duro.
Quello Interno sottopone ossa e muscoli agli esercizi di Chi Kung, la calma piuttosto che l’aggressività con lo scopo di scoraggiare il nemico al momento dell’attacco.
QUARTO PERIODO:
LO SHAOLIN DURANTE LE DINASTIE YUAN E MING.
Nel 1279, dopo numerose battaglie terrestri, i mongoli guidati da Qubilai Khan, il nipote di Gengis Khan, sbaragliarono al largo di Canton la flotta cinese dell'ultimo imperatore Sung, il quale disperato si suicidò gettandosi in mare.
I mongoli conquistano così la Cina e Qubilaí Khan diventa imperatore fondando la dinastia, Yúan (1279-1368).
E l'epoca dei favoloso viaggio di Marco Polo da lui descritto con entusiasmo nel libro Il Milione.
Nel 1351 scoppiò violenta la rivolta nazionalista dei Turbantí Rossi: i mongoli vennero cacciati e Chu Yúan Chang, fondatore della dinastia Míng, fu acclamato dal popolo Hung Wu, ossia Figlio del Cielo (imperatore).
Durante la dinastia Ming (1368-1644) un maestro di nome Pai Chin Tou creò il Mei Hua Ch'úan o Boxe del Fiore di Prugno[1].
Il Mei Hua Ch'úan è estremamente dinamico, l'azione infatti non è mai interrotta, il corpo gira continuamente e tutte le tecniche sono circolari per sfruttare al massimo la forza centrifuga. Questo stile è tuttora praticato in Cina soprattutto dalle donne per la bellezza, la morbidezza, ma nello stesso tempo l'efficacia delle sue tecniche che non richiedono eccessiva forza fisica.
Probabilmente in questo periodo fu messo a punto, da un maestro rimasto sconosciuto, il Pa Chi Ch'úan o Pugilato delle otto direzioni.
Trattasi di uno stile estremamente potente in cui predominano gli attacchi e gli spostamenti rettilinei. Il Pa Chi Ch'úan è ancor oggi praticato nella Cina dei nord.
Sembra che nel secolo sedicesimo, nel bel mezzo della dinastia Ming, un giovane nobiluomo entrò a far parte del monastero di Shaolin di Honan, prendendo il nome di Chueh Yuan (o Kwok Yuen). Egli era considerato un esperto tanto nel combattimento disarmato che nelle tecniche di spada. Chueh Yuan riformò i 18 movimenti di Ta Mo, riorinandoli in in 72 tecniche fondamentali, ma poco soddisfatto e convinto che fosse necessario rinnovare e migliorare il sistema, percorse in lungo e in largo la Cina alla ricerca dei migliori maestri. La legenda racconta che Chueh incontrò a Lanchow un vecchio venditore ambulante e che assistì stupito ad una lotta, durante la quele quest’uomo, senza alcuno sofrzo, atterrò un giovane attccabrighe. Rivelatosi com eun prete di Shaolin Cheh Yuan Chiese all’ambulante, che si chiamava Li Chien, quale fosse il segreto della sua abilità e come aveva potuto un uomo di sessant’anni stendere a terra, privo di sensi, un avversario tanto più giovane di lui.
L’interlocutore si offrì di presentarlo a Pai Yu Feng (o Pak Yook Fong), suo vecchio amico e indiscusso maestro di Kung Fu del distretto di Shansi. Il mestro gli spegava come volesse evolvere l’arte di Shaolin oltre le forme tradizionali.
In seguito, grazie anceh alle insistenze di di Chueh, Pai e Li accompagnarono il prete al tempio di Shaolin, dove i tre uomini perfezionarono e codificarono i 18 movimenti di Ta Mo e i 72 di Chueh Yuan, portandoli a 170 azioni fondamentali, il Wu Hsing Ch'úan o Pugilato delle 5 Forme, e ciascuna di esse prese il nome dai movimenti di un animale: la tigre, il Serpente, la Gru, il Drago e il Leopardo.
Ciascun gruppo di tecniche rappreentava le cinque esenze dell’uomo, come le aveva concepite Pai Yu-Feng e ciascuna doveva venire sviluppata e compresa in giusta proporzione con le altre, per arrivare all’unificazione del corpo e dello spirito. Così tale stile era costituito da cinque esercizi:
Esercizi della tigre (Hu): caratterizzati da posizioni ampie, tecniche grandi, forti e veloci, per rinforzare le ossa ed accentuare la capacità di saltare.
Esercizi dei drago (Lung): caratterizzati da posizioni ampie e tecniche in cui forza e morbidezza erano mirabilmente fuse; i movimenti venivano utilizzati per nutrire lo spirito, abituare all’attenzione, al vigore accentuando la leggerezza e la calma.
Esercizi della gru (Ho): caratterizzati da posizioni piccole, spesso in equilibrio su una gamba sola. Le tecniche erano veloci; morbidezza e durezza si alternavano. Questi movimenti venivano utilizzati per sviluppare il sistema nervoso e la capacità di concentrazione.
Esercizi dei serpente (She): caratterizzati da tecniche morbide e movimenti lenti alternati con scatti improvvisi. Questi esercizi servivano in particolare per sviluppare la respirazione per coltivare il Ch'i. Nel Kung-fu infatti il serpente è il simbolo dei Chi.
Esercizi dei Leopardo (Pao): caratterizzati da posizioni più piccole di quelle della tigre, da tecniche molto potenti, veloci e da rapidi balzi. Questi movimenti venivano utilizzati per generare forza e accentuare il combattimento.
La classificazione e il programma di Pai Yu Feng e Chueh Yuan ebbero immensa risonanza. Combinando il meglio della scuola Interna e il meglio della scuola Esterna, essi diedero un nuovo necessario slancio alle arti maziali cinesi: di fatto essi crearono le basi da cui derivarono molti stili moderni.
Tutte queste forme non sono arrivate purtroppo sino a noi. Lo Shaolin Classico è oggi prevalentemente uno "stile tigre" (Hu Ch'úan) con vari elementi presi dagli atteggiamenti degli altri animali.
Gli esercizi del drago hanno dato probabilmente origine al Lung Ch'úan o Boxe del Drago, stile praticato ancor oggi sia nel nord che nel sud della Cina.
Gli esercizi della gru hanno dato origine a due stili, messi a punto durante la dinastia Ch'ing: la Boxe della Gru o Ho Ch'úan praticata nel nord della Cina e la Boxe della Gru Bianca o Pai Ho Ch'úan praticata nelle regioni dei sud.
Nel sedicesimo secolo vissero altri famosi maestri che contribuirono al perfezionamento dello Shaolin. Fra essi dobbiamo almeno ricordare Ch'eng Chung Tou, grande esperto nell'arte della lancia, e il generale Ch'i Chi Kuang. Di quest'ultimo è stato tramandato fino ai nostri giorni un esercizio di forma con la spada denominato Ch'i Chia Chien, ossia La Spada della Famiglia Ch'í. Durante la dinastia Ming lo Shaolin venne "esportato" nell'isola di Okinawa (arcipelago delle Ryu Kyu) dando così origine al Karate.
La parola giapponese Karate veniva originariamente scritta con due ideogrammi che significavano mano (te) di T'ang (Kara) ossia in pratica "mano cinese". Veniva citata la dinastia T'ang perchè in quell'epoca lo Shaolin aveva raggiunto un livello altissimo ed era diventato assai popolare. Solo modernamente i giapponesi hanno cambiato l'ideogramma Kara (T'ang) con un altro che si pronuncia nello stesso modo, ma che significa "vuoto". La parola Karate si può pertanto oggi tradurre "mani vuota".
Osserviamo che la denominazione di "mani vuota" (K'ung Shou in cinese) era stata utilizzata anche in Cina durante il "Periodo dei tre regni" per indicare le varie forme di combattimento senza armi.
Al tempo della dinastia Ming la lotta cinese, chiamata K'uai Chiao ossia "proiettare rapidamente", aveva fatto molti progressi perchè si basava più sulla tecnica, l'intelligenza e l'agilità fisica che sulla forza bruta. Dal K'uaí Chíao deriva il Tí Kung Ch'úan o Tí T'ang Ch'úan, il cosiddetto Pugílato delle cadute, che fu incorporato nello studio dello Shaolin Classico.
Una di queste scuole, precursore degli stili più moderni è il Wing Chun. Creato da una donna, Yim Wing Chun nel XVII secolo, pare che ne abbia ricevuto gli insegnamenti fondamentali da un monaco buddista di nome Ng Mui
QUINTO PERIODO:
LO SHAOLIN DURNATE LA DINASTIA CH’ING.
Nel 1640 scoppiò una rivolta, Pechino fu conquistata dagli insorti e l'ultimo imperatore Ming si impiccò. Un suo generale chiese allora aiuto alle tribù mancesi che non esitarono ad accorrere, domarono la rivolta, occuparono Pechino, ma invece di lasciare subito dopo il territorio, come era nei patti, elessero un loro imperatore e dilagarono in tutta la Cina. Cominciò così l'ultima dinastia dell'impero cinese: la dinastia manciù Ch'íng (1644-1911).
Subito ebbe inizio la disperata resistenza agli invasori da parte dei patrioti cinesi.
Durante la dinastia Ch’ing la pratica del Kung Fu conobbe anche una dimensione “rivoluzionaria”: numerose furono infatti le società segrete avverse ai reggenti Manciù, che si addestrarono nell’ombra preparando la rivolta..
Un focolaio di resistenza era costituito dalle bande e dalle navi del principe - pirata Chen Ch'eng Kung (chiamato dagli europei Coxinga), che condusse in terra e in mare una lotta accanita contro i manciù. Per avere una base più sicura egli conquistò fra l'altro l'isola di Formosa, allora colonia olandese, e vi stabilì uno stato indipendente.
Anche il Tempio Shaolin era un centro di resistenza: i monaci ed i loro allievi non perdevano l'occasione per battersi contro i loro nemici e davano asilo ai perseguitati politici.
Nel 1659 un maestro di Shaolin di nome Ch'en Yúan Pin venne inviato in Giappone, sembra per sollecitare un aiuto contro i manciù. I giapponesi non vollero imbarcarsi in un'avventura che poteva risultare pericolosa e declinarono l'invito. Alcuni samurai scoprirono però che Ch'en era un formidabile combattente, lo pregarono di non ripartire e di insegnare loro le tecniche di Shaolin. Il maestro cinese rimase in Giappone sino alla sua morte (avvenuta nel 1670) ed i suoi insegnamenti contribuirono in modo decisivo allo sviluppo del Ju Jitsu.
Sul continente nel frattempo i manciù, che avevano ormai consolidato il potere, infransero ogni resistenza. In questo periodo sono frequenti le azioni repressive, che culminarono nell’incendio del tempio di Shaolin (che fu comunque ricostruito). Intervenne l'esercito che dopo una terribile battaglia riuscì a conquistare ed incendiare il milienario tempio. Le pressioni culminarono poi con l’editto del 1730 che proibì la pratica delle arti marziali [5].
Si racconta che i monaci superstiti si ritirarono nella Cina del sud e nella provincia di Fukien, in un territorio probabilmente controllato dalle bande di Chen Ch'eng Kung, costruirono un secondo tempio (il cosiddetto Tempio Shaolin del Sud) che dopo alcuni anni fu anch'esso incendiato dai manciù.
Il Tempio Shaolin dei Nord fu probabilmente ricostruito e distrutto due o tre volte, ma non raggiunse più lo splendore e la fama originali.
Storicamente sappiamo che una delle distruzioni dei tempio fu ordinata da Yung Cheng, terzo imperatore della dinastia Ch'ing, che regnò dal 1723 al 1736.
I maestri si dispersero in tutta la Cina dando origine a numerose scuole, ma il nome Shaolin era sempre considerato sinonimo di nemico dell'impero e dell'ordine imposto dagli invasori.
I praticanti, accanitamente perseguitati, iniziarono a riunirsi in società segrete. Per ingannare il nemico non si utilizzò più il nome Shaolin e le diverse scuole assunsero le denominazioni più varie.
Gli allenamenti si svolgevano in segreto, spesso di notte. I maestri accettavano solo allievi fidati che dovevano superare prove severissime prima di poter accedere ai corsi.
Da questo periodo in poi si perse l'enorme vantaggio dell'esperienza di tutti i migliori maestri riuniti in un sol luogo.
Gli stili si differenziarono sempre di più e molti di essi risultarono inevitabilmente limitati dalle esperienze, conoscenze tecniche e idee di una sola persona.
In compenso si ebbe una maggiore diffusione del Kung-Fu in tutto il paese e soprattutto nel sud. Fino ad allora infatti i principali stili erano nati e si erano sviluppati nelle regioni del centro e del nord.
La leggenda narra che solo cinque monaci si salvarono dalla distruzione del tempio di Fukien: Hung, Líu, Ts'ai, Li e Mo. Essi diedero origine alle cinque scuole fondamentali di Shaolin del Sud:
Hung Chia Ch'úan o Boxe della famiglia Hung
Liu Chia Ch'úan o Boxe della famiglia Líu
Ts'ai Chía Ch'úan o Boxe della famiglia Ts'aí
Li Chia Ch'úan o Boxe della famiglia Li
Mo Chía Ch'úan o Boxe della famiglia Mo
Essendo praticati nel sud, tali stili sono sovente denominati in dialetto cantonese rispettivamente: Hung Gar, Liu Gar, Choí (Ts'at) Gar, Li Gar e Mo Gar. Osserviamo che Gar ha lo stesso significato di Chia: famiglia, clan.
Poco alla volta gli Stili dei Sud si differenziarono nettamente nel loro complesso da quelli del Nord.
In generale negli Stili dei Sud si utilizzano pochi calci, le posizioni sono più piccole, le tecniche più corte e meno vigorose di quelle utilizzate negli Stili del Nord.
Il caldo tropicale della Cina del sud e la più debole costituzione fisica degli abitanti meridionali hanno avuto senza dubbio la loro influenza.
Nel nord gli abitanti percorrevano lunghe distanze a piedi o a cavallo, avevano gambe lunghe e robuste, adatte pertanto a posizioni ampie e calci alti; nel sud invece la popolazione era prevalentemente dedita alla pesca ed alla coltivazione del riso ed i combattimenti si svolgevano spesso sulle barche o nelle risaie, un ambiente poco adatto all'impiego di posizioni grandi e di tecniche di calcio.
Naturalmente vi sono delle eccezioni e quanto ho detto va inteso solo in senso generale.
Nel sud si svilupparono poco alla volta altri stili di Shaolín (Sii Lam in cantonese) i più conosciuti dei quali sono i seguenti:
Ts'ai Li Fu Ch'úan (Choí Li Fut in cantonese): tale stile è stato fondato nel secolo scorso combinando gli stili dei maestri TS ,ai e Li.
Yung Ch'un Ch'úan (Wing Chun in cantonese): tale stile prende il nome da una monaca buddista maestra di Kung-fu.
Pai Ho Ch'úan (Pak Hok in cantonese): è la Boxe della Gru Bianca di cui ho già parlato.
Anche nella Cina settentrionale nascono o diventano popolari numerosi stili, alcuni dei quali furono creati forse prima dell'avvento della dinastia Ch'ing, ma poichè sono giunti fino a noi, si svilupparono soprattutto in questo periodo:
Hung Ch'úan o Boxe del maestro Hung (da non confondere con l'omonimo maestro creatore di uno dei cinque stili fondamentali dei sud). Questo stile è stato messo a punto nel diciassettesimo secolo e molte delle sue tecniche sono state prese dalla Boxe della Gru (Ho Ch'úan).
Ho Ch'úan: è la Boxe della Gru di cui ho già parlato precedentemente.
Lung Ch'úan: è la Boxe del Drago di cui ho già parlato. Questo stile è praticato anche nella Cina del sud.
Ts'ui Pa Hsíen (letteralmente: gli otto "immortali" ubriachi): è la famosa Boxe dell'ubríaco, stile difficilissimo in cui il praticante si finge ubriaco per difendersi ed attaccare in modo imprevedibile. In questo sistema sono molto utilizzate le tecniche di caduta.
Hou Ch'úan oppure Ta Sheng Ch'úan: è la Boxe della Scimmia chiamata così perchè i suoi praticanti imitano gli atteggiamenti e i movimenti delle scimmie. Sembra che questo stile sia stato creato nel secolo scorso da un certo K'ou Szu, esperto di Shaolin, che per evitare di essere reclutato a forza nell'esercito manciù uccise involontariamente l'ufficiale reclutatore. Fu catturato e condannato a molti anni di carcere. La sua prigione era in una foresta ed egli potè pertanto osservare gli atteggiamenti delle scimmie che abbondavano in quel luogo.
Quando fu liberato K'ou Szu mise a punto il suo curioso ed interessante metodo che oggi è praticato anche nella Cina del sud.
Lo stile dei nord è però molto più spettacolare e ricco di cadute.
Secondo altre fonti lo stile della scimmia sarebbe molto più antico e le sue prime forme risalirebbero addirittura alla dinastia Han, ossia a circa 2.000 anni fa. A quell'epoca risalgono anche una danza popolare detta "della scimmia" ed i già citati esercizi dei cinque animali (fra cui la scimmia) creati dal medico Hua To.
Ch'a Ch'úan: è la Boxe del maestro Ch'a, popolare soprattutto fra gli abitanti di religione musulmana.
P'i Kua Ch'úan: il nome significa Boxe per spaccare e sollevare. E' uno stile abbastanza simile al già citato Mei Hua Ch'úan perchè caratterizzato da tecniche e movimenti circolari.
Lo Han Ch'úan: è la Boxe dei discepoli di Buddha.
T'ang Lang: è il cosiddetto Stile della Mantide Religiosa messo probabilmente a punto all'inizio della dinastia Ch'ing da un maestro di nome Wang Lang che si sarebbe ispirato agli atteggiamenti del crudele insetto.
Anche le tecniche che venivano insegnate nel Tempio Shaolin della provincia di Honan al tempo della sua distruzione sono state tramandate sino a noi con il nome di Shaolin Ch'úan. Ho preferito utilizzare la denominazione di Shaolín Classico della Cina del Nord" perchè il termine Shaolin Ch'úan è generico e può indicare l'insieme di tutti gli stili esterni di Kung-fu o uno qualsiasi di essi sia del nord che del sud.
Durante la dinastia Chíng si svilupparono notevolmente gli stili interni ed in particolar modo il T'ai Chi Ch'úan, lo Hsing-I Ch'úan ed il Pa Kua Ch'úan. Fu proprio durante questo periodo che si cominciò per la prima volta a fare distinzione fra stili esterni ed interni.
I praticanti di stili interni ci tenevano infatti a mettere in evidenza, per non avere problemi con le autorità, che la loro arte non aveva niente a che fare con lo Shaolin.
Il T'ai Chi Ch'úan, la cui origine, come abbiamo già visto, è stata attribuita al monaco Chang San Fang, all'inizio dell'ottocento era insegnato dalla famiglia Ch'en nel villaggio Ch'en Chia Kou nella provincia di Honan.
Verso la metà dell'ottocento la famiglia del celebre Yang Lu Chan, soprannominato "il senza rívali", divenne la depositaria dei segreti dei Pugilato del Fatto Supremo ed i suoi membri insegnarono anche a corte.
All'inizio dei nostro secolo il famoso Yang Ch'eng Fu, nipote di Yang Lu Ch'an, ebbe il merito di diffondere il T'ai Chi Ch'úan in tutta la Cina sotto forma di ginnastica per la salute. Le tecniche marziali sono invece rimaste segrete fino ai nostri giorni ed insegnate solo a pochi privilegiati.
Lo Hsing-I Ch'úan deriverebbe, come abbiamo spiegato in precedenza, da uno stile morbido messo a punto dal generale Yúeh Fei.
Hsing-I significa modello (o forma) e mente. Tale nome sta ad indicare che durante l'esecuzione delle tecniche bisogna pensare di imitare determinati modelli o attitudini di dodici animali.
Questo stile è conosciuto anche col nome di I Ch'úan che si può tradurre Pugíiato Intellettuale.
Le tecniche di Hsing-i sono prevalentemente rettilinee e morbide, ma diventano dure al momento dell'impatto.
Il vero creatore di questo stile è sconosciuto e le prime notizie storiche relative ad esso risalgono al diciassettesimo secolo.
Anche le origini dei Pa Kua Ch'úan o Boxe degli otto trigrammi, sono sconosciute. Nel diciannovesimo secolo un maestro di nome Tung Hai Ch'úan rese popolare tale stile e lo diffuse nell'area di Pechino.
Ancora famosa è la sfida fra questo maestro ed il caposcuola dello Hsing-i, il popolare Kuo Yun Shen, soprannominato "mano spaccatutto". Dopo tre giorni di combattimento Tung riuscì a prevalere, ma i due maestri divennero inseparabili amici e decisero che tutti i praticanti di Hsing-i dovevano imparare anche il Pa Kua e viceversa.
Nel Pa Kua i movimenti vengono eseguiti lungo una circonferenza immaginaria. Le posizioni sono piuttosto piccole, si utilizza molto il palmo della mano, le tecniche sono morbide e rotonde.
Altri stili interni meno noti sono i seguenti:
Liang I Ch'úan o Boxe delle due direzioni: stile simile al T'ai Chi Ch'úan, ma in cui ci si difende contro due avversari che attaccano contemporaneamente; Szu Hsiang Ch'úan o Boxe dei quattro punti cardinali: è uno stile simile al precedente, ma qui ci si difende contro quattro avversari.
T'ai I Ch'úan o Pugilato della Grande Mente: è uno stile simile al T'ai Chi Ch'úan: i movimenti sono però più corti e le tecniche più piccole. Alcuni ritengono che questo stile sia molto antico e che sia stato creato assai prima dell'avvento della dinastia Ch'íng.
Fra il 1711 e ìi 1911 secolo lo Shaolin influenzò notevolmente le arti marziali di Okinawa (Karate e Kobudo). Numerosi maestri cinesi visitarono infatti in questo periodo l'arcipelago delle Ryu Kyu. Dobbiamo ricordare in modo particolare Kung Hsiang Ch'ún (Ku Shan Ku in giapponese) vissuto nel 1700, che contribuì in modo determinante allo sviluppo dello stile di Karate conosciuto più tardi col nome di Shorin o, dal nome della città di Shuri in cui veniva praticato, di Shuri-te.
Da tale stile deriva il moderno Karate Shotokan. Kung Hsiang Ch'ún insegnava delle forme che vengono ancor oggi praticate in numerosi stili di Karate con il nome di Kushanku oppure Kanku.
Nel secolo diciannovesimo anche alcuni abitanti di Okinawa andarono a studiare arti marziali in Cina. Fra costoro i più noti sono Kanryo Higashíonna e Kanbun Uechi.
Il primo si recò verso il 1860 nel sud della Cina e studiò per molti anni alla scuola dei maestro Liu (Ryu in giapponese). Tornato in patria Higashionna mise a punto uno stile di Karate che, dal nome della città di Naha, fu denominato Naha-te e che diede origine al moderno Goju Ryu.
Kanbun Uechi si recò nella Cina dei sud verso la fine dell'ottocento e studiò uno stile chiamato Pan Ying Juan (Pan Gai Nun in cantonese) ossia "Stile mezzo duro e mezzo morbído". Questo è diventato oggi uno dei principali stili dei Karate di Okinawa ed è conosciuto col nome di Uechi Ryu.
Il malcontento verso la dinastia reggente esplose in due grandi rivolte: quella dei Taiping a metà del XIX secolo e quella dei Boxers[1] all’inizio del secolo XX (quarant’anni dopo), contro gli occidentali i quali avevano praticamente ridotto la Cina in condizioni di semicolonia. Le forze dei rivoltosi fecero largo uso del Kung Fu per combattere l’esercito regolare [5].
SESTO PERIODO:
ETÁ MODERNA
Nel 1911 un'insurrezione provocò il crollo della dinastia Chíng e la nascita della Repubblica (1 gennaio 1912).
Fra il 1920 ed il 1930 vi fu una notevole promozione e diffusione delle arti marziali fra la popolazione. Il famoso maestro Yang Ch'eng Fu propagandò in quegli anni il T'ai Chi Chúan in tutta la Cina.
Nel 1928 fu fondato a Nanchino un Istituto per lo Studio delle Arti Marziali Tradizionali (denominate Kuo Shu, ossia Arte Nazionale) ed una commissione dei migliori maestri mise a punto delle forme semplificate di Kung-fu, denominate Lien Pu Chúan (Pugilato per l'esercizio delle posizioni), per facilitare l'insegnamento ai bambini nelle scuole.
Hanno inizio anche le prime competizioni sportive che mettono fine alle sfide fra le varie scuole che un tempo erano molto diffuse e che spesso terminavano in sanguinosi combattimenti.
Il fatto più significativo di questi ultimi anni è il crescente interesse del mondo occidentale per le Arti Marziali Tradizionali Cinesi la cui diffusione è però ancora piuttosto limitata per i seguenti motivi:
Gli autentici maestri in occidente sono ancora rarissimi, abbondano invece falsi maestri ed istruttori scarsamente qualificati.
Spesso vengono propagandate col nome di Kung-fu o di Shaolin altre arti marziali.
Le Arti Marziali Cinesi sono ancora per lo più organizzate su base familiare. Ne deriva una vera e propria polverizzazione di stili e di metodi nell'ambito di uno stesso stile. Ogni maestro ha il suo sistema di insegnamento, i suoi programmi, i suoi criteri di promozione e vi sono quindi notevoli differenze fra una scuola e l'altra anche se appartenenti allo stesso stile.
Molti maestri utilizzano ancora i vecchi metodi di insegnamento i quali, se potevano andar bene centinaia di anni fa quando gli allievi praticamente vivevano insieme ai maestri, sono superati e poco efficaci nel mondo moderno e soprattutto in quello occidentale dove si vogliono raggiungere risultati concreti in un tempo relativamente breve.
La vera e propria smania di segretezza, un tempo giustificata, che ha provocato la scomparsa di numerosi stili, è ancor oggi tipica di molti maestri (spesso purtroppo i migliori) che insegnano solo a pochissimi e fidati allievi.
A Formosa, sotto il controllo dei nazionalisti come abbiamo detto si trasferiscono molto vecchi maestri che, da quest’isola hanno facilmente la possibilità di trasferirsi negli Stati uniti. Essi, con un discreto successo, formarono una buona base di praticanti. Nel contempo però gli stili di Kung Fu si frazionarono ulteriormente.
Intorno al 1970 dall’America il Kung Fu comincia a propagarsi anche in Europa. Nel Vecchio Continente le arti marziali erano già presenti da tempo con il Karate. I numerosi films sulle arti marziali di questo periodo contribuiscono a diffondere l’arte marziale cinese, anche se hanno messo in luce solo gli aspetti violenti e deteriori delle arti marziali.
Scrivere la storia delle Arti Marziali Tradizionali Cinesi è impresa quanto mai ardua perchè non esistono documenti storici sufficientemente attendibili sull'argomento.
Quasi tutte le informazioni che ci sono pervenute, in particolare quelle sull'origine delle varie arti marziali, sono state tramandate oralmente di generazione in generazione nell'ambito delle varie scuole e fra le notizie che sono state recentemente pubblicate è assai difficile distinguere quelle vere da quelle leggendarie o di pura fantasia.
Anche per quanto riguarda le date vi sono incertezze e sensibili discordanze fra i vari autori.
INTRODUZIONE
Il termine cinese "Kung Fu" tradotto letteralmente non vuole affatto dire, "combattimento" o "difesa personale", come ci si potrebbe aspettare. Ciò che da noi in Occidente da tempo chiamiamo Kung Fu ha in cinese numerosi equivalenti, il più comune dei quali è "Wu Shu", che significa appunto "arti marziali" o "arti da guerra".
La lingua cinese, pur essendo strutturata semplicemente, è molto difficile da tradurre.
Il termine cinese Kung Fu ha un significato molto più vasto che non quello di "arti marziali" o "nazionali". Può voler dire "disciplina", o "abilità" nel compiere uno sforzo, portare a termine un lavoro o un incarico, mostrare forza e abilità, riuscire in alcune materie scolastiche, o in abilità di ogni genere. Pertanto non se ne può dare un significato molto preciso, tutto dipende dal contesto in cui la parola Kung Fu è inserita. Spesso la parola Kung Fu è usata per significare esercizio. Non è ben chiaro come noi occidentali siamo giunti ad usare questo termine dai molti significati al posto del più appropriato wu shu.
Comunque si può definire per Kung Fu la quantità di tempo dedicata ad esercitarsi per raggiungere il grado di maestro (sifu) di boxe cinese, più che la tecnica dell'uomo.
La maggioranza degli studiosi è concorde nel dire che l'uso di un solo termine per definire l'insieme di tutte le arti marziali è un espressione di uso corrente nella Cina del Sud.
In questi ultimi anni, l'abitudine dei produttori cinematografici cinesi, soprattutto di Hong Kong, di catalogare i films di arti marziali con come "cinema di Kung Fu", ha naturalmente contribuito a rafforzare nelle persone questa denominazione errata.
I cinesi adoperano piú spesso altri nomi, come per esempio:
WU I
Arte Marziale
WU SHU
Arte Marziale
KUO SHU
Arte Nazionale
CHUNG KUO CH'UAN
Boxe Cinese
CH'OAN SHU
Arte dei Pugno
CH'OAN FA
Metodo dei Pugni o Pugilato
Poichè questi nomi sono poco conosciuti in occidente, abbiamo preferito adottare la denominazione, oggi assai popolare, di Kung-fu.
Sebbene nelle miriadi di scuole di Kung Fu, che si sono diffuse fuori dalla Cina continentale, si insegnino tecniche e stili asserendo di offrire al praticante i "segreti dell'antica arte", esse spesso si limitano a mostrarne solo l'aspetto fisico.
Ma c'è un altro aspetto del Kung Fu, per comprendere il quale dobbiamo esaminare l'antico costume cinese della segretezza e il danno che essa ha operato nelle arti marziali durante secoli e secoli di consuetudine.
Nella Cina feudale la segretezza era un precetto accettato ed essenziale tra i maestri di Kung Fu; come conseguenza molte forme e stili di Kung Fu, soprattutto nel Sistema Interno (vedremo più avanti di cosa si tratta), sono andati persi. Con la morte di quei maestri che non erano capaci di trasmettere, o non volevano trasmettere, i segreti della loro esperienza, neppure ai discepoli più fidati, il totale delle conoscenze andò decrescendo.
Ci sono stati tramandati racconti di maestri di Kung Fu che si lamentavano sul letto di morte per aver taciuto troppe cose e troppo a lungo: "Figli miei, ecco il vero segreto: tenere nascosta la saggezza ... è sterile, è un tesoro che non vedrà mai la luce del giorno; il segreto serve solo per mascherare la follia, ma non serve a nulla quando diventa tomba di sapienza".
Un maestro di Kung Fu poteva avere molte ragioni per tacere e nascondere l'informazione: allievi non ancora preparati, metodi didattici, ecc.... D'altro canto un sifu avrebbe ben potuto fare uso del silenzio per mascherare la sua incapacità, o il suo timore di concorrenti. Infine molti maestri erano buddisti, taoisti, o seguaci di altra religione, le quali facevano divieto di consegnare questi segreti ai non credenti.
Nella Cina feudale, tali precauzioni erano, in ogni caso, una necessità assoluta: malgrado giuramenti solenni di pace e di segretezza, molti esperti di Kung Fu divennero capi rinnegati di bande di fuorilegge che terrorizzavano i villaggi di contadini e le città.
La mania della segretezza divenne quindi in molte occasioni la "tomba della saggezza", e diede via libera anche a ciarlatani e falsi maestri: chi avrebbe potuto confutare la loro maestria in un arte marziale ammantata di contraddizioni e frazionata in migliaia di scuole.
Così dicasi anche della povertà delle pubblicazioni sulla boxe cinese, ricche di racconti e aneddoti quanto carenti di dati reali. Tali opere a volte si prestano ad abbindolare coloro che si accostano per la prima volta a questa arte marziale, da parte di coloro il cui interesse per il Kung Fu si accentra principalmente sulle possibilità di sfruttamento economico.
Il Kung Fu è un antico programma di salute fisica attraverso cui l’uomo realizza pienamente il suo potenziale per mezzo di una migliore comprensione, imparando a stabilire limiti e standard sempre più elevati, trascendendo i valori falsi e rigidi e raggiungendo l'armonia con le leggi della natura e dell’universo.
Il Kung fu è un addestramento con uno scopo preciso e conduce all’apprendimento di capacità selezionate che rimarranno nello studente per tutta la vita e anche dopo.
Nello studio del Kung Fu ogni movimento nasconde una funzione precisa e ha una ben precisa corrispondenza nella vita reale di tutti i giorni. Ogni movimento nasconde una metafora che conduce il discepolo verso la comprensione della saggezza di secoli.
Lo studio del Kung Fu richiede tempo e pazienza, con la fretta si rischia solo di fare confusione e di non ottenere i risultati che ci si aspetterebbe. Il Kung Fu permette di acquisire delle qualità fisiche indipendenti da sesso, dalla forza, dalla taglia e dall'età di chi lo pratica.
L'arte di utilizzare le differenti parti del corpo come mezzo di attacco e di difesa, da fiducia in se stessi e in seguito una più grande padronanza del proprio corpo, che si tonifica, ne aumenta l'appetito, la salute e contribuisce ad aumentare la longevità.
Gli choc emotivi cui noi siamo sottoposti per il nostro modo di vita incoerente, può favorire l'insorgere di ulcere, di ipertensione, di angosce: l'allenamento permette di smorzare con facilità questa tensione nervosa.
La storia del Kung Fu e quella delle arti e delle scienze parallele che hanno contribuito al suo sviluppo, è un miscuglio confuso di realtà e fantasie.
Come abbiamo già accennato pochi e rari sono i documenti storici delle più antiche dinastie cinesi che hanno resistito alle offese dei tempi.
Molti testi classici importanti, cui spesso allude la tradizione popolare, sono andati persi o distrutti, o non sono disponibili per gli storici occidentali.
Davanti a interpretazioni incongruenti e mancando la possibilità di fare ricerche approfondite nei meandri delle proposte alternative, si è giunti inevitabilmente alla scelta arbitraria e al compromesso.
Il compendio storico che segue, è lontano dal voler essere definitivo, ci sono molte incertezze soprattutto nel campo discusso delle date.
Studiosi e storici della Cina feudale non si accordano sul secolo, o addirittura sulla dinastia sotto al quale vennero combattute battaglie decisive, o furono scritti libri di una certa importanza.
Sulle lontane origini del Kung Fu, antecedenti al primo documento storico risalente alla dinastia Chou (1100-250 a.C.), ci sono giunte molte ed affascinanti leggende.
Fu-hi, uno dei tre leggendari "Augusti", vissuto intorno al 2.852 a.C. [4] è importante per aver iniziato lo studio dei trigrammi del Pa-Kwa[1] .
Questi trigrammi, formati da una serie di linee intere e spezzate, ispirarono numerose manifestazioni spirituali della Cina e ancor oggi sono studiate nelle cosiddette "scuole interne" di Kung Fu [4]. Essi vengono utilizzati per descrivere la circolazione del ch’i (energia interna)nel corpo.
Secondo una di queste leggende, il Kung Fu discende dal ch'ih yu-hsi, una lotta primitiva a colpi di testa, che ebbe luogo 4.000 anni fa o forse più, tra l'Imperatore Giallo (Hung Ti), considerato il progenitore del popolo cinese, e il mitico mostro cornuto Ch-ih Yu.
Nel 1274 a.C. sembra che Huang Ti abbia utilizzato, in una battaglia importante, un sistema rivoluzionario di tattica militare e di combattimento corpo a corpo di grande efficacia: il Chiao Ti, in cui i contendenti combattevano come tori caricandosi con la testa. Questa tecnica si valeva dell'insegnamento e dell'allenamento nell'uso delle armi e nell'impiego della forza. Bisogna notare tuttavia che a quei tempi i comuni cittadini avrebbero potuto difficilmente permettersi un simile allenamento, perchè in quel periodo della storia cinese l'arte della guerra restava una prerogativa esclusiva dei nobili e della corte. Ma forse Huang Ti diede un contributo fondamentale alle arti marziali.
Allo stesso Huang Ti viene attribuito il libro Nei Ching Su Wun o Classico della medicina interna, considerato la base teorica della medicina cinese. Oggi è pensiero comune collocare l’opera citata nella tarda dinastia Han. [10]
Monaci studiosi del V secolo a.C. riferiscono che ancor prima del regno dell'Imperatore Giallo, esisteva un metodo di esercizi e tecniche di respirazione specifici per la salute del corpo, per la prontezza della morte e la tranquillità dello spirito.
All’epoca della dinastia Shang (1766 - 1154 a.C.), i cinesi usavano sonde di pietra chiamate Bian Shih per stimolare le cavità che riguardavano la circolazione del ch’i ed alleviavano il dolore. Questo segnò l’inizio dell’agopuntura Si pensa che prima di usare le sonde di pietra, i cinesi utilizzassero il massaggio con la pressione delle dita, quando la conoscenza degli effetti di un trattamento del genere crebbe, fu riconosciuto che gli attrezzi più appuntiti delle dita procuravano benefici maggiori. [10]
La nostra storia continua sulla base delle testimonianze storiche delle arti marziali, che risalgono ai classici cinesi della dinastia Chou (722 a.C. - 480) anche se non fanno menzione dettagliata delle arti marziali: gli Annali della Primavera e dell'Autunno, i Poemi, o Libro dei Canti e il Libro dei Riti.
È detto per esempio nei Poemi (Shih Ching): "Un uomo e destinato agli infimi ranghi dell'esercito se non conosce la tecnica della boxe". Nel Libro dei Riti e negli Annali sono descritti vari tornei di tiro con l'arco, lotta, boxe e scherma. Esso mostra che dai periodi delle Primavera e dell’Autunno e degli Stati Guerrieri si sono evoluti metodi di respirazione più completi (770 - 221 a.C.).
Verso il 600 a.C. appare sulla scena Lao Tze, che con la sua opera "Tao te Ching" - Classico sulla Via della virtù[2], raccoglie tutte le conoscenze del Tao, da cui in seguito il Kung Fu ne prenderà alcuni aspetti quali la meditazione, la medicina e l'alchimia.
Il Tao è un'antica filosofia, che possiamo definire, in modo assai superficiale nel seguente modo: nel corpo umano, l'energia primordiale, o energia pre-natale, che nella sua forma naturale presiede alla conservazione della specie e dell'individuo, viene trasformata attraverso l'esercizio della meditazione in energia vitale, detta ch'i.
La combinazione del ch'i (energia interna) e dell'i (volontà) rappresentano l'essenza della scuola interna di Kung Fu.
Nel Tao Te Ching, Lao Tze descriveva le vere tecniche di respirazione che avevano lo scopo di aumentare la durata della vita di una persona. Questa è la prima testimonianza sopravvissuta sull’uso della respirazione per migliorare la circolazione del ch’i e la durata della vita.
Saranno in seguito alcuni grandi taoisti a creare alcuni movimenti di difesa e in seguito a codificarli nello stile conosciuto con il nome di Tai ch'i chuan.
Durante la Dinastia Chou visse anche Sun Tzu, il più famoso teorico cinese dell'arte bellica. Il suo celebre libro "L'arte della guerra" è stato letto, studiato ed applicato in Cina nel corso dei secoli fino all'epoca moderna. Anche se Sun Tzu si riferisce alla strategia ed alla tattica che un esercito deve adottare, i suoi suggerimenti si possono spesso applicare anche al combattimento singolo.
Anche il venerabile filosofo cinese Confucio (551 - 479 a.C.) aveva certamente familiarità con le arti marziali e i suoi insegnamenti e scritti hanno profondamente influenzato la struttura etico morale della vita cinese per più di 2.000 anni.
I principi mediativi e gli esercizi che fiorirono sotto il Taoismo ebbero un ruolo determinante nello sviluppo delle scuole interne o morbide del Kung Fu, anche se, a prima vista la "passività" filosofica di questa disciplina sembra aver poco a che fare con la boxe e il combattimento senza armi.
Un altro grande filosofo taoista Chuang Tzu[3], nel IV secolo d.C., sviluppò ulteriormente i principi della respirazione contenuti negli esercizi taoisti e descrisse il legame tra la respirazione e la salute nel suo Nan Hua Ching. Quest’opera spiega che: “gli uomini di una volta respiravano completamente giù fino ai piedi ...”
Successivamente Mencio pose l'accento nell'assoluta necessità di sviluppare la volontà.
Torniamo alla nostra storia. Dal quinto al terzo secolo avanti Cristo, dopo la sparizione dei feudi minori sopraffatti dai maggiori, la Cina era suddivisa in vari stati in continua lotta fra di loro. E' la cosiddetta epoca degli "Stati Combattenti".
Durante questo turbolento periodo (405 - 240 a.C.)[4] gente del popolo è stata certamente usata sul campo di battaglia; sul finire della dinastia Chou si constata che un gran numero di contadini e di civili venivano addestrati ad alto livello anche all'uso di armi sofisticate.
In questo periodo furono scritti i primi trattati sulle Arti Marziali, e molti maestri iniziarono ad essere conosciuti per la loro abilità; tra essi, particolare interessante, non poche erano le donne [5].
Secondo il grande storico Ssu Ma Chien, vissuto durante la dinastia Han, il Chi-chi era sviluppato in particolar modo nello stato di Ch'i i cui abitanti erano abilissimi nel combattimento a corpo a corpo.
Questa è anche l'epoca degli Yu Hsíeh o cavalieri erranti, militari di professione e quindi esperti di arti marziali, che si mettevano a disposizione di chiunque era disposto a sostenere la spesa dei loro servizi.
Ssu Ma Chien nei suoi Documenti Storici così descrive i cavalieri, erranti: - Le loro parole erano sempre sincere e degne di fiducia, le loro azioni sempre rapide e decise. Compivano ciò che avevano promesso e senza badare a sè stessi si gettavano nei pericoli che minacciavano gli altri -.
Nel 221 a. C. il principe di Ch'ín sconfisse gli altri Stati Combattenti, unificò la Cina ed assunse il nome di Shíh Huang Ti o Primo Augusto Imperatore.
Despota geniale e crudele, Shíh Huang Ti instaurò una politica di assolutismo e centralismo monarchico spazzando via ogni traccia di feudalesimo.
Fece costruire la Grande Muraglia, unificò i pesi, le misure, le monete e la scrittura, ma nello stesso tempo perseguitò gli intellettuali e rìtenendo che la fedeltà alle tradizioni del passato poteva creare ostilità al suo sistema politico, ordinò di far bruciare tutti i libri tranne quelli di medicina, di agricoltura e di divinazione (I Ching). Nel rogo andarono senza dubbio distrutti anche i libri di arti marziali e questo spiega forse la scarsità di notizie pervenuteci sull'argomento.
Dopo la morte dell'imperatore si scatenò una rivolta contadina che portò al potere Liu Flang fondatore della dinastia Han (206 a. C. 220 d. C.).
Il regno degli Han fu caratterizzato da prosperità, pace e sviluppo culturale. In questo periodo si modellò in modo quasi definitivo la struttura politica, economica e culturale che l'impero conservò sino all'inizio dei nostro secolo. Per questo motivo i cinesi si definiscono ancor oggi "figli di Han".
L'arte marziale ebbe un grande sviluppo sotto le dinastie Han Inferiore e Superiore, nel corso di un periodo di oltre 400 anni (206 a.C. - 220 d.C.). La Cina acquista in questo periodo unità etnica, morale, politica economica e culturale [5].
In questo periodo iniziò a praticarsi il Go-ti, combattimento in cui i lottatori si affrontavano indossando elmi sormontati da corna affilate. Queste forme di lotta vennero praticate anche come spettacoli o danze, generando nel tempo le prime cosiddette serie prestabilite o promesse, in cui i combattenti si affrontavano a mani nude o armati, eseguendo movimenti già precedentemente concordati e preparati [5][5].
Vennero composti in questa epoca numerose opere relative al ch’i kung.
Con la dinastia Han Inferiore (25 - 220 d.C.)[6] si ha un fase di transizione, in cui inizia in Cina una lenta reazione alla tirannia di un feudalesimo assoluto.
Durante la dinastia Han il combattimento a mani nude era assai popolare e veniva chiamato Chi Ch'iao, che significa "abilità e talento", oppure Shou Po ossia "mano che colpisce a pugno".
Si suppone che il primo moderno stile di combattimento di Kung Fu si sia sviluppato al termine delle dinastie Han o forse durante i Tre Regni (220 a.C. - 280 d.C.).
Nel periodo dei Tre Regni (Wei, Shu e Wu) viene prima rovesciata la dinastia Han e fondata la dinastia Hsin, ma il malcontento popolare sfocia in una rivolta quella dei "Turbanti Gialli", guidata da una società segreta a sfondo taoista. Tale rivolta si protrasse per alcuni anni sconvolgendo il paese e fu infine ferocemente repressa da alcuni capi militari tra i quali, poco dopo, cominciò la lotta per il dominio dell'impero.
Viene così fondata la dinastia Wei, ma sorgono altri due stati, i Shu e i Wu [5].
Sono di questo periodo notizie sullo stile del combattimento denominato Ch’ang Shou cioè “Lunga Mano” (Boxe lunga), attribuito al famoso maestro Kwok Yee, che alcuni considerano il diretto progenitore dello Shaolin.. Esso era apprezzabile per il suo concetto di combattimento a distanza, che preferiva al corpo a corpo avvinto, sviluppato dal Go-ti e dal Ch'ih Yu-Shi. Kwok Yee inaugurò uno stile che divenne rapidamente popolare tra i suoi contemporanei, anticipando l'avversario che si avvicinava colpendolo duramente alla distanza di un braccio.
Pur essendo una tattica difensiva, la Lunga Mano venne perfezionata e migliorata fino al VI secolo d.C. tanto che un abile praticante era ritenuto in grado di battere avversari pesantemente armati usando solo mani e piedi nudi.
Pan Ku, un famoso storico vissuto anch'egli nel primo secolo dopo Cristo, descrisse dettagliatamente nella sua "Storia degli Han" le tecniche marziali allora in voga nonchè le strategie che venivano utilizzate in combattimento.
L'epoca che va dalla repressione della rivolta dei Turbanti Gialli alla fine del periodo dei tre regni è forse la più interessante della storia cinese dal punto di vista delle imprese eroiche.
Le arti marziali in generale, le fortificazioni e le macchine belliche furono notevolmente perfezionate.
Le coraggiose gesta dei guerrieri e degli eroi di quel tempo furono immortalate in un famoso romanzo, in numerose novelle e drammi storici.
Uno degli eroi più popolari, la vera personificazione del coraggio, della lealtà e della dedizione, era Kuan Yú, il quale durante la dinastia Ming fu addirittura divinizzato e considerato dio della guerra. In suo onore furono eretti in Cina numerosi templi.
Kuan Yú, conosciuto anche col nome di Kuan Kung (Kung è un titolo nobiliare), maneggiava in maniera inimitabile l'alabarda che da allora, in suo ricordo, si chiama Kuan Tao.
Essa è una delle armi fondamentali dello Shaolin.
Durante gli ultimi anni della dinastia Han e l'inizio del periodo dei tre regni visse anche il famoso chirurgo taoista Hua To (190 - 265 d.C.) ideò un certo numero di esercizi ispirati ai cinque animali: l'orso, il cervo, la scimmia, la gru e la tigre [3] [5] [6] [10]; questi esercizi, benchè modificati e perfezionati dai successivi innovatori del Kung Fu, formano ancora la base dell'odierna ginnastica del Kung Fu.
Essi potrebbero aver ispirato la divisione dei sistemi di combattimento in forme animali, attribuita al tempio di Shaolin alcuni secoli più tardi.
Hua To affermava che la pratica regolare di questi esercizi, una forma di wei dan (wei chia), che definiva "i giochi dei cinque animali", avrebbe "... guarito le malattie, rafforzato le gambe e assicurato la salute".
Anche se molte voci autorevoli lo contraddicono, è credenza popolare che Hua To abbia sviluppato, se non scoperto, l'anestesia medica: egli usava l’agopuntura come anestesia nella chirurgia [10].
Il medico e filosofo taoista Ge Hong (284 - 364 d.C.) integrò poi il Kung Fu con esercizi per lo sviluppo del "ch'i" tecniche respiratorie denominate genericamente "ch'i kung".
Tao Hung-Gin compilò il suo Yang Shen Yen Mong Lu, in cui registrava molti metodi di ch’i kung per aumentare la salute
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[1] E’ uno stile di Kung Fu costituito da una serie di movimenti abbastanza complessi eseguiti su di un tracciato circolare. Le forme si sviluppano su più cerchi in maniera sempre più articolata [4].
[2] Lao Tze sottolineò il concetto “il tenero vince il duro” e in seguito molti taoisti svilupparono il suo pensiero nel Tai Ch’i Chuan e nella meditazione.
[3] I suoi scritti sono coerenti in tutto e per tutto con le idee del suo grande predecessore Lao Tze, il cui pensiero viene espresso in maniera più vasta e più chiara.
[4] Secondo [5] il Periodo degli Stati Combattenti è compreso tra il 480 e il 221 a.C..
[5] Secondo [5] il Periodo degli Stati Combattenti è compreso tra il 480 e il 221 a.C..
[6] Secondo [5] la dinastia Han viene fondata tra il 207 – 195 a.C. da Liu Pang.
Dopo una breve riunificazione per opera della dinastia Chin (280-316), varie tribù barbare si impadronirono della Cina settentrionale dando origine a numerosi stati.
Nel sud invece si formò uno stato unitario che conservava tutte le tradizioni del passato.
Questo periodo di invasioni barbariche e di decadenza politica, ricordato dagli storici cinesi col nome di "Nord e Sud", fu caratterizzato da un grande risveglio di fervore religioso. Il Buddismo si diffuse in modo straordinario in tutta la Cina e ovunque furono costruiti templi e monasteri.
Uno di questi era lo Shaolin Szu (tempio o monastero della "giovane foresta") che fu eretto verso la fine dei quinto secolo dopo Cristo sulle pendici dei monte Sung, nella provincia di Honan.
Storicamente questa epoca è caratterizzata da una serie di invasioni dei popoli della steppa che determina la divisione della Cina tra il Nord e il Sud [5].
Al sud regna della dinastia Lian (502 - 557).
Con l'arrivo del monaco buddista Ta Mo nel Sud della Cina, attorno al 530 d.C. [1] [3], il Kung Fu entra in uno dei più controversi e affascinanti periodi della storia.
Ta Mo è considerato dalla tradizione come il 28° patriarca del Buddismo, fondatore della scuola Ch'an. Egli portò con sè le conoscenze del Buddhismo Mahayama, che poi formarono le basi per le successive sette buddhiste Chan (o Zen in giapponese).
La parola Ch'an deriva dal sanscrito Dhyana che significa "meditazione". Secondo tale scuola infatti, la meditazione era considerata la via per giungere all'illuminazione.
Il Buddismo Chan (Zen in giapponese) ha avuto un'enorme influenza sia sulle arti marziali cinesi che su quelle giapponesi. Si pensi infatti che lo Shaolin Ch'úan nasce e si sviluppa in un tempio Ch'an e che lo Zen diventerà la religione - filosofia dei samurai giapponesi.
Il Buddismo Chan ha anche nobilitato le arti marziali trasformandole in un mezzo di perfezionamento spirituale.
Si dice che Ta Mo, proveniente dall’India meridionale (o dalla Persia, secondo qualche studioso moderno) abbia attraversato l’Himalaya e il confine della Cina, nell'intento di portare la verità del Buddha all'imperatore del Sud della Cina, il quale non rimase contento delle idee del giovane monaco sulla dottrina buddhista.
Scacciato dal regno del Sud e accompagnato da un certo numero di seguaci, dal Sud il patriarca si trasferisce più a Nord, verso il regno di Wei, stabilendosi infine nel tempio di Shaolin (giovane bosco) sulla montagna di Songshan, nella provincia di Honan. Il monastero in cui si stabilì era già da tempo noto per la pratica spirituale che vi si esercitava all'interno.
Ta Mo, conosciuto anche come Bodhidharma (2), è un personaggio enigmatico ma di fondamentale importanza nelle arti da combattimento asiatiche.
La tradizione cinese vuole che Ta Mo, mentre istruiva i monaci novizi a Shaolin, si rese conto che la cattiva condizione fisica impediva loro di stare svegli durante le lunghe ore di meditazione a cui li sottoponeva, inoltre i monaci erano impreparati a difendersi dai continui attacchi di briganti, che imperversavano nella zona. [4]
Sempre secondo la tradizione Ta Mo si pose il problema di come rinvigorire il fisico dei monaci: meditò su questo per nove anni di fronte ad un muro.
Alla fine di questo ritiro egli porto con sè due saggi (opere), uno dei quali sopravvive ancora oggi, il Yin Gin Ching o Classico sviluppo del muscolo. [10]
Egli iniziò così i suoi "sonnolenti" monaci novizi a una serie di 18 esercizi semplici[1], "Sho Pa Lo Han Shou" ossia, "Le 18 mani (tecniche) dei discepoli di Buddha", per migliorarne la salute, la volontà e conferire loro una buona capacità di difesa contro eventuali assalitori[2].
Questi esercizi erano uno stile di wei chia (stile esterno o duro) che sviluppava ampiamente il ch’i locale e la circolazione del ch’i attraverso il corpo.
Presto i monaci si accorsero che la pratica regolare di tali esercizi li metteva in grado di meditare per lunghi periodi, senza incorrere in spiacevoli affaticamenti.
La tradizione vuole che da questi esercizi derivino le forme della boxe di Shaolin.
Infatti più tardi Ta Mo e i suoi seguaci resero questi esercizi più vigorosi e sistematici sviluppando così anche dei metodi di combattimento a mani nude e con armi quali il coltello e il bastone, dando vita a cinque metodi di combattimento ispirati ai movimenti degli animali, i famosi cinque animali di Shaolin: la tigre, il leopardo, il drago, i serpente, la gru.
Non ci sono però elementi sufficienti per stabilire se effettivamente Ta Mo fosse esistito, se avesse creato un'arte di combattimento o tecniche di irrobustimento del corpo, come dice la leggenda; più credibile comunque è l'influenza delle tecniche indiane di meditazione e l'introduzione di queste nel monastero di Shaolin [6].
Probabilmente i primi insegnanti di arti marziali furono dei guerrieri o dei maestri che si convertirono al buddismo e si fecero monaci. I loro confratelli che già praticavano le tecniche ginniche e yoga portate da Ta Mo dovevano essere fisicamente e mentalmente predisposti all'apprendimento dei nuovi esercizi.
Le tecniche di autodifesa erano senza dubbio indispensabili ai monaci che vivevano e viaggiavano in zone isolate ed infestate dai briganti.
Lunghi anni di durissimi allenamenti, lontano dalle tentazioni del mondo, trasformarono i monaci del tempio Shaolin in formidabili combattenti. La loro superiorità non era solamente fisica, ma grazie al buddismo Ch'an, anche spirituale e mentale
Bisogna tener presente che in Cina accade spesso che si attribuisca ad un personaggio celebre la creazione di una tecnica, o stile, per aumentarne il prestigio [6].
Il Buddismo di Ta Mo si propagò per tutta l'area di influenza cinese, cosi che già alla fine della dinastia Sui (589 - 618 d.C.), in cui si ha la riunificazione della Cina, il tempio di Shaolin era diventato centro di arti marziali e i monaci ebbero da allora in poi un ruolo attivo nella storia della Cina, nonostante che, sotto particolari avvenimenti politici, il tempio perse la sua importanza come centro di pratica meditativa.
Verso la fine del sesto secolo la Cina, come abbiamo detto, venne di nuovo unificata sotto la dinastia Sui che ebbe una durata molto breve, dal 589 al 618.
Con l'avvento della dinastia T'ang (618 - 907 d.C.), il Kung Fu, e in particolare lo stile di Shaolin, venne divulgato in tutto il territorio cinese.
La dinastia dei T'ang portò il paese ad un livello di potenza, di benessere e di splendore mai prima conosciuti.
E' questa l'epoca d'oro della cavalleria cinese durante la quale le arti marziali raggiunsero un livello tecnico altissimo e diventarono assai popolari.
La pratica del Kung Fu divenne obbligatoria per i reparti militari. I soldati venivano addestrati a combattere con efficacia a mani nude ed a maneggiare con perizia le armi; dopo un appropriato addestramento ogni soldato doveva affrontare diversi esami in cui dimostrava la propria abilità [5].
Si racconta inoltre che la salita al trono del primo reggente della dinastia T'ang venne facilitata dalle gesta di un famoso maestro di nome T'an Tsung che aiutò, con altri tredici monaci Shaolin [5], l'imperatore Tai Tsung a sconfiggere il suo nemico Wang Shih Ch'ung che gli insidiava il trono.
Dopo la vittoria, come unica ricompensa, i monaci chiesero di poter tornare il più presto possibile al tempio.
Questo episodio vuol dimostrare come a quel tempo il famoso monastero buddhista fosse conosciuto anche per l'eccezionale grado di abilità raggiunto nella pratica del combattimento.
I monaci ebbero parte attiva anche durante la "rivolta dei boxers" nel secolo scorso.
Anche questo fatto contribuì a rendere famoso in tutta la Cina il nome dello Shaolín.
Altri monaci eroici di quest'epoca furono Chih Ts'ao, Hui Yang e Szu K'ung P'ei che creò la cosiddetta Boxe delle finte o Shang T'iao Hsia Kou Ch'úan, che letteralmente significa Pugilato della parata alta e della combinazione bassa.
Probabilmente durante la dinastia T'ang furono anche create le prime forme morbide di Shaolin che furono denominate Mien Ch'úan ossia Pugno di cotone e Jou Ch'úan (Pugilato morbido). Esse daranno origine agli stili interni.
Nel 907 in seguito ad una rivolta contadina la dinastia T'ang crolla.
Con il Buddismo, dunque, il Kung Fu si diffuse tra il popolo, diventando ispiratore di numerose leggende[3].
Durante il periodo che va dal 907 al 960 d.C. la Cina subisce molti frazionamenti: nella parte settentrionale si susseguono cinque dinastie, mentre in quella meridionale si raggiunge il culmine del separatismo rappresentato dai "signori della guerra" [5].
Nel 960 il generale Chao K'uang Yin unifica nuovamente la Cina dando origine alla dinastia Sung (960-1279)..
Con la dinastia Sung (960 d.C. - 1126 d.C.) si ha la quarta unificazione della Cina, dove però la politica e l'esercito subiscono un declino, mentre le arti e le scienze raggiungono una grande perfezione [5].
Questo periodo vede la nascita di numerose scuole di Kung Fu; diversi sono gli stili praticati, anche se, sostanzialmente, derivano tutti dall'originario nucleo dello stile di Shaolin.
Perfino l'imperatore Chao K'uang Yin, fondatore della dinastia e soprannominato più tardi T'ai Tzu (Grande Antenato), è un famoso maestro ed è il creatore dello stile T'ai Tzu Ch'ang Ch'úan (Boxe Lunga di T'ai Tzu) costituito da 32 tecniche e 6 passi tolti dal nucleo elementare.
Ancor oggi Ch'ang Ch'úan è sinonimo di Shaolin, ma facciamo notare che tale nome è stato anticamente utilizzato anche per indicare il T'ai Chi Ch'úan.
Un altro maestro molto noto, Chen Hsí I, fondò lo stile Liu Ho Ch'úan ossia Pugilato delle Sei Combinazioni.
Tale denominazione si riferisce alle sei relazioni fra varie parti del corpo umano, pensiero e Ch'i (energia interna) che bisogna tener presenti durante l'esecuzione delle tecniche:
· Mano e Piede
· Gomito e Ginocchio
· Spalla ed Anca
· Tecnica e Pensiero
· Pensiero e Ch'i
· Ch'i e Forza
Un altro grandissimo maestro vissuto durante la dinastia Sung fu il generale dell’esercito imperiale Yúeh Feí (1103-1142) grande esperto nel combattimento con la lancia e tuttora ricordato come uno dei più fulgidi eroi cinesi.
Egli combatteva con successo contro le tribù mancesi che avevano invaso il nord della Cina e mentre stava battendo definitivamente il nemico venne richiamato, accusato di tradimento e messo proditoriamente a morte dal primo ministro che era geloso di lui.
Si racconta che Yueh Fei scoraggiato dalla condizione fisica delle truppe sotto il suo comando, impiegasse il “classico esercizio di condizionamento del muscolo” di Ta Mo (Bodhidharma) come base per l’allenamento delle truppe stesse. [10]
Successivamente egli modifico l’esercizio in ciò che venne chiamato Shih er dun gin o i 12 pezzi di broccato, poi semplificato nel Pa Tuan Chin o otto pezzi di broccato. Entrambi questi metodi sopravvivono ancora oggi. [10]
Lo stesso Yueh Fei pare che abbia tratto dalla sua esperienza di combattimento con la lancia lo Hsing-I, uno stile completamente differente di Kung Fu, che agiva in linea retta, colpendo verticalmente e sottolineando la potenza del pugno. Lo Hsing-I è ancora oggi una delle branche maggiori del sistema Interno. Ma questa è forse solo leggenda; in realtà il vero creatore dello Hsing I è sconosciuto e le prime notizie riguardanti tale stile risalgono, come vedremo, al diciassettesimo secolo.
Yueh Fei creò anche lo stile Yúeh Chia Ch'úan (Chia significa famiglia o clan ed indica la scuola di un maestro di Kung-fu) caratterizzato da posizioni piuttosto piccole e da tecniche molto potenti e veloci.
Questo stile è tuttora praticato nel nord della Cina; nel sud è stato modificato da altri maestri ed ha preso il nome di Yúeh Chia In Ch'ao ossia L'artiglio d'aquila della scuola di Yúeh. Nella versione dei sud le tecniche vengono eseguite con le mani semiaperte tenendo le dita "ad artiglio" e non con i pugni chiusi come nello stile del nord.
Durante la dinastia Sung si sviluppò anche il Mi Tsung-I Ch'úan, ossia la Boxe dell'arte di far perdere le tracce (da qui derivò poi il Ninjutsu, la famosa arte dei Ninja). In tale stile, caratterizzato da tecniche rapide e circolari, l'avversario viene ingannato con giravolte e variazioni imprevedibili di direzione.
Tra il 1126 e il 1368 i tartari conquistano la Cina settentrionale e fondano il regno dei Chin che durerà fino al 1215 [5].
TERZO PERIODO:
IL TAOISMO
Pare la popolarità dello stile Shaolin abbia cominciato a declinare nel giro di un secolo e mezzo. Tale processo venne maggiormente accelerato dall’influenza del monaco e maestro Taoista Chang San Feng[1] . Egli era un profondo conoscitore di tutte le antiche forme di saggezza, I Ching, Confucianesimo, Buddhismo e Taoismo [3]; visse nella bassa dinastia Sung meridionale (1127 – 1279 d.C.), anche se fonti autorevoli lo pongono talvolta sia nella Bassa sia nella Media Dinastia Ming del XV secolo
Chang San Feng raggiunse un importante grado nella magistrature del distretto di Chuangsan ed è tradizionalmente riconosciuto come fondatore del moderno T’ai Ch’i Chuan (il più popolare stile delle scuole Interne di Kung Fu oggi esistente) .
Il T'ai Chi Ch'úan, il più famoso degli stili interni, è caratterizzato da tecniche morbide, movimenti fluidi, continui, circolari. L'esercizio fondamentale viene eseguito in totale decontrazione e molto lentamente per imparare a far fluire nel corpo l'energia interna. Il nome di T'ai Chi (Polo Supremo o Princípio Primo) si riferisce all'unione di Yin con Yang, i due principi base dell'universo.
Sempre secondo la leggenda il maestro taoista in cammino verso la provincia di Sse-tch’uan, approdò al tempio di Shaolin [8] e vi rimase per circa 10 anni avendo così modo di imparare gli esrcizi dello Shaolin: scoraggiato però dalla vilenza e dall’aggressività degli stili praticati nel tempio, egli comincò ad abbozzare un metodo di difesa personale che si armonizzasse con la filosofia di vita taoista ed in particolare con la filosofia del Tai Chi. Egli accentuò l’importanza della respirazione del del controllo interiore [7].
“Sotto il cielo non vi è cosa più morbida e cedevole dell’acqua, e nulla è meglio di essa per attaccare ciò che è solido e forte, nulla la eguaglia. Il debole può superare il forte, il morbido può superare il duro”.
Chan San Feng modificò le forme di Shaolin in uno stile più morbido e meno offensivo che denominò Nei – Chia, o Sistema Interno. Egli aggiunse alle forme dello Shaolin la teoria dell’I Ching (libro dei Mutamenti) e le tecniche di respirazione taoiste del Chi Kung.
Nel libro Wutang Ch’uan Shu Mi Chueh, pubblicato nel 1928, l’autore Chin I-Ming afferma che esistono tuttora gran parte degli scritti originali di Chang San Feng e definisce nel suo libro le principali differenze tra i due sistemi Interno ed Esterno.
Quello Esterno Insiste sulla regolazione del respiro, la formazione delle ossa e dei muscoli, l’abilità dello spostarsi avanti e indietro e l’unità del morbido e del duro.
Quello Interno sottopone ossa e muscoli agli esercizi di Chi Kung, la calma piuttosto che l’aggressività con lo scopo di scoraggiare il nemico al momento dell’attacco.
QUARTO PERIODO:
LO SHAOLIN DURANTE LE DINASTIE YUAN E MING.
Nel 1279, dopo numerose battaglie terrestri, i mongoli guidati da Qubilai Khan, il nipote di Gengis Khan, sbaragliarono al largo di Canton la flotta cinese dell'ultimo imperatore Sung, il quale disperato si suicidò gettandosi in mare.
I mongoli conquistano così la Cina e Qubilaí Khan diventa imperatore fondando la dinastia, Yúan (1279-1368).
E l'epoca dei favoloso viaggio di Marco Polo da lui descritto con entusiasmo nel libro Il Milione.
Nel 1351 scoppiò violenta la rivolta nazionalista dei Turbantí Rossi: i mongoli vennero cacciati e Chu Yúan Chang, fondatore della dinastia Míng, fu acclamato dal popolo Hung Wu, ossia Figlio del Cielo (imperatore).
Durante la dinastia Ming (1368-1644) un maestro di nome Pai Chin Tou creò il Mei Hua Ch'úan o Boxe del Fiore di Prugno[1].
Il Mei Hua Ch'úan è estremamente dinamico, l'azione infatti non è mai interrotta, il corpo gira continuamente e tutte le tecniche sono circolari per sfruttare al massimo la forza centrifuga. Questo stile è tuttora praticato in Cina soprattutto dalle donne per la bellezza, la morbidezza, ma nello stesso tempo l'efficacia delle sue tecniche che non richiedono eccessiva forza fisica.
Probabilmente in questo periodo fu messo a punto, da un maestro rimasto sconosciuto, il Pa Chi Ch'úan o Pugilato delle otto direzioni.
Trattasi di uno stile estremamente potente in cui predominano gli attacchi e gli spostamenti rettilinei. Il Pa Chi Ch'úan è ancor oggi praticato nella Cina dei nord.
Sembra che nel secolo sedicesimo, nel bel mezzo della dinastia Ming, un giovane nobiluomo entrò a far parte del monastero di Shaolin di Honan, prendendo il nome di Chueh Yuan (o Kwok Yuen). Egli era considerato un esperto tanto nel combattimento disarmato che nelle tecniche di spada. Chueh Yuan riformò i 18 movimenti di Ta Mo, riorinandoli in in 72 tecniche fondamentali, ma poco soddisfatto e convinto che fosse necessario rinnovare e migliorare il sistema, percorse in lungo e in largo la Cina alla ricerca dei migliori maestri. La legenda racconta che Chueh incontrò a Lanchow un vecchio venditore ambulante e che assistì stupito ad una lotta, durante la quele quest’uomo, senza alcuno sofrzo, atterrò un giovane attccabrighe. Rivelatosi com eun prete di Shaolin Cheh Yuan Chiese all’ambulante, che si chiamava Li Chien, quale fosse il segreto della sua abilità e come aveva potuto un uomo di sessant’anni stendere a terra, privo di sensi, un avversario tanto più giovane di lui.
L’interlocutore si offrì di presentarlo a Pai Yu Feng (o Pak Yook Fong), suo vecchio amico e indiscusso maestro di Kung Fu del distretto di Shansi. Il mestro gli spegava come volesse evolvere l’arte di Shaolin oltre le forme tradizionali.
In seguito, grazie anceh alle insistenze di di Chueh, Pai e Li accompagnarono il prete al tempio di Shaolin, dove i tre uomini perfezionarono e codificarono i 18 movimenti di Ta Mo e i 72 di Chueh Yuan, portandoli a 170 azioni fondamentali, il Wu Hsing Ch'úan o Pugilato delle 5 Forme, e ciascuna di esse prese il nome dai movimenti di un animale: la tigre, il Serpente, la Gru, il Drago e il Leopardo.
Ciascun gruppo di tecniche rappreentava le cinque esenze dell’uomo, come le aveva concepite Pai Yu-Feng e ciascuna doveva venire sviluppata e compresa in giusta proporzione con le altre, per arrivare all’unificazione del corpo e dello spirito. Così tale stile era costituito da cinque esercizi:
Esercizi della tigre (Hu): caratterizzati da posizioni ampie, tecniche grandi, forti e veloci, per rinforzare le ossa ed accentuare la capacità di saltare.
Esercizi dei drago (Lung): caratterizzati da posizioni ampie e tecniche in cui forza e morbidezza erano mirabilmente fuse; i movimenti venivano utilizzati per nutrire lo spirito, abituare all’attenzione, al vigore accentuando la leggerezza e la calma.
Esercizi della gru (Ho): caratterizzati da posizioni piccole, spesso in equilibrio su una gamba sola. Le tecniche erano veloci; morbidezza e durezza si alternavano. Questi movimenti venivano utilizzati per sviluppare il sistema nervoso e la capacità di concentrazione.
Esercizi dei serpente (She): caratterizzati da tecniche morbide e movimenti lenti alternati con scatti improvvisi. Questi esercizi servivano in particolare per sviluppare la respirazione per coltivare il Ch'i. Nel Kung-fu infatti il serpente è il simbolo dei Chi.
Esercizi dei Leopardo (Pao): caratterizzati da posizioni più piccole di quelle della tigre, da tecniche molto potenti, veloci e da rapidi balzi. Questi movimenti venivano utilizzati per generare forza e accentuare il combattimento.
La classificazione e il programma di Pai Yu Feng e Chueh Yuan ebbero immensa risonanza. Combinando il meglio della scuola Interna e il meglio della scuola Esterna, essi diedero un nuovo necessario slancio alle arti maziali cinesi: di fatto essi crearono le basi da cui derivarono molti stili moderni.
Tutte queste forme non sono arrivate purtroppo sino a noi. Lo Shaolin Classico è oggi prevalentemente uno "stile tigre" (Hu Ch'úan) con vari elementi presi dagli atteggiamenti degli altri animali.
Gli esercizi del drago hanno dato probabilmente origine al Lung Ch'úan o Boxe del Drago, stile praticato ancor oggi sia nel nord che nel sud della Cina.
Gli esercizi della gru hanno dato origine a due stili, messi a punto durante la dinastia Ch'ing: la Boxe della Gru o Ho Ch'úan praticata nel nord della Cina e la Boxe della Gru Bianca o Pai Ho Ch'úan praticata nelle regioni dei sud.
Nel sedicesimo secolo vissero altri famosi maestri che contribuirono al perfezionamento dello Shaolin. Fra essi dobbiamo almeno ricordare Ch'eng Chung Tou, grande esperto nell'arte della lancia, e il generale Ch'i Chi Kuang. Di quest'ultimo è stato tramandato fino ai nostri giorni un esercizio di forma con la spada denominato Ch'i Chia Chien, ossia La Spada della Famiglia Ch'í. Durante la dinastia Ming lo Shaolin venne "esportato" nell'isola di Okinawa (arcipelago delle Ryu Kyu) dando così origine al Karate.
La parola giapponese Karate veniva originariamente scritta con due ideogrammi che significavano mano (te) di T'ang (Kara) ossia in pratica "mano cinese". Veniva citata la dinastia T'ang perchè in quell'epoca lo Shaolin aveva raggiunto un livello altissimo ed era diventato assai popolare. Solo modernamente i giapponesi hanno cambiato l'ideogramma Kara (T'ang) con un altro che si pronuncia nello stesso modo, ma che significa "vuoto". La parola Karate si può pertanto oggi tradurre "mani vuota".
Osserviamo che la denominazione di "mani vuota" (K'ung Shou in cinese) era stata utilizzata anche in Cina durante il "Periodo dei tre regni" per indicare le varie forme di combattimento senza armi.
Al tempo della dinastia Ming la lotta cinese, chiamata K'uai Chiao ossia "proiettare rapidamente", aveva fatto molti progressi perchè si basava più sulla tecnica, l'intelligenza e l'agilità fisica che sulla forza bruta. Dal K'uaí Chíao deriva il Tí Kung Ch'úan o Tí T'ang Ch'úan, il cosiddetto Pugílato delle cadute, che fu incorporato nello studio dello Shaolin Classico.
Una di queste scuole, precursore degli stili più moderni è il Wing Chun. Creato da una donna, Yim Wing Chun nel XVII secolo, pare che ne abbia ricevuto gli insegnamenti fondamentali da un monaco buddista di nome Ng Mui
QUINTO PERIODO:
LO SHAOLIN DURNATE LA DINASTIA CH’ING.
Nel 1640 scoppiò una rivolta, Pechino fu conquistata dagli insorti e l'ultimo imperatore Ming si impiccò. Un suo generale chiese allora aiuto alle tribù mancesi che non esitarono ad accorrere, domarono la rivolta, occuparono Pechino, ma invece di lasciare subito dopo il territorio, come era nei patti, elessero un loro imperatore e dilagarono in tutta la Cina. Cominciò così l'ultima dinastia dell'impero cinese: la dinastia manciù Ch'íng (1644-1911).
Subito ebbe inizio la disperata resistenza agli invasori da parte dei patrioti cinesi.
Durante la dinastia Ch’ing la pratica del Kung Fu conobbe anche una dimensione “rivoluzionaria”: numerose furono infatti le società segrete avverse ai reggenti Manciù, che si addestrarono nell’ombra preparando la rivolta..
Un focolaio di resistenza era costituito dalle bande e dalle navi del principe - pirata Chen Ch'eng Kung (chiamato dagli europei Coxinga), che condusse in terra e in mare una lotta accanita contro i manciù. Per avere una base più sicura egli conquistò fra l'altro l'isola di Formosa, allora colonia olandese, e vi stabilì uno stato indipendente.
Anche il Tempio Shaolin era un centro di resistenza: i monaci ed i loro allievi non perdevano l'occasione per battersi contro i loro nemici e davano asilo ai perseguitati politici.
Nel 1659 un maestro di Shaolin di nome Ch'en Yúan Pin venne inviato in Giappone, sembra per sollecitare un aiuto contro i manciù. I giapponesi non vollero imbarcarsi in un'avventura che poteva risultare pericolosa e declinarono l'invito. Alcuni samurai scoprirono però che Ch'en era un formidabile combattente, lo pregarono di non ripartire e di insegnare loro le tecniche di Shaolin. Il maestro cinese rimase in Giappone sino alla sua morte (avvenuta nel 1670) ed i suoi insegnamenti contribuirono in modo decisivo allo sviluppo del Ju Jitsu.
Sul continente nel frattempo i manciù, che avevano ormai consolidato il potere, infransero ogni resistenza. In questo periodo sono frequenti le azioni repressive, che culminarono nell’incendio del tempio di Shaolin (che fu comunque ricostruito). Intervenne l'esercito che dopo una terribile battaglia riuscì a conquistare ed incendiare il milienario tempio. Le pressioni culminarono poi con l’editto del 1730 che proibì la pratica delle arti marziali [5].
Si racconta che i monaci superstiti si ritirarono nella Cina del sud e nella provincia di Fukien, in un territorio probabilmente controllato dalle bande di Chen Ch'eng Kung, costruirono un secondo tempio (il cosiddetto Tempio Shaolin del Sud) che dopo alcuni anni fu anch'esso incendiato dai manciù.
Il Tempio Shaolin dei Nord fu probabilmente ricostruito e distrutto due o tre volte, ma non raggiunse più lo splendore e la fama originali.
Storicamente sappiamo che una delle distruzioni dei tempio fu ordinata da Yung Cheng, terzo imperatore della dinastia Ch'ing, che regnò dal 1723 al 1736.
I maestri si dispersero in tutta la Cina dando origine a numerose scuole, ma il nome Shaolin era sempre considerato sinonimo di nemico dell'impero e dell'ordine imposto dagli invasori.
I praticanti, accanitamente perseguitati, iniziarono a riunirsi in società segrete. Per ingannare il nemico non si utilizzò più il nome Shaolin e le diverse scuole assunsero le denominazioni più varie.
Gli allenamenti si svolgevano in segreto, spesso di notte. I maestri accettavano solo allievi fidati che dovevano superare prove severissime prima di poter accedere ai corsi.
Da questo periodo in poi si perse l'enorme vantaggio dell'esperienza di tutti i migliori maestri riuniti in un sol luogo.
Gli stili si differenziarono sempre di più e molti di essi risultarono inevitabilmente limitati dalle esperienze, conoscenze tecniche e idee di una sola persona.
In compenso si ebbe una maggiore diffusione del Kung-Fu in tutto il paese e soprattutto nel sud. Fino ad allora infatti i principali stili erano nati e si erano sviluppati nelle regioni del centro e del nord.
La leggenda narra che solo cinque monaci si salvarono dalla distruzione del tempio di Fukien: Hung, Líu, Ts'ai, Li e Mo. Essi diedero origine alle cinque scuole fondamentali di Shaolin del Sud:
Hung Chia Ch'úan o Boxe della famiglia Hung
Liu Chia Ch'úan o Boxe della famiglia Líu
Ts'ai Chía Ch'úan o Boxe della famiglia Ts'aí
Li Chia Ch'úan o Boxe della famiglia Li
Mo Chía Ch'úan o Boxe della famiglia Mo
Essendo praticati nel sud, tali stili sono sovente denominati in dialetto cantonese rispettivamente: Hung Gar, Liu Gar, Choí (Ts'at) Gar, Li Gar e Mo Gar. Osserviamo che Gar ha lo stesso significato di Chia: famiglia, clan.
Poco alla volta gli Stili dei Sud si differenziarono nettamente nel loro complesso da quelli del Nord.
In generale negli Stili dei Sud si utilizzano pochi calci, le posizioni sono più piccole, le tecniche più corte e meno vigorose di quelle utilizzate negli Stili del Nord.
Il caldo tropicale della Cina del sud e la più debole costituzione fisica degli abitanti meridionali hanno avuto senza dubbio la loro influenza.
Nel nord gli abitanti percorrevano lunghe distanze a piedi o a cavallo, avevano gambe lunghe e robuste, adatte pertanto a posizioni ampie e calci alti; nel sud invece la popolazione era prevalentemente dedita alla pesca ed alla coltivazione del riso ed i combattimenti si svolgevano spesso sulle barche o nelle risaie, un ambiente poco adatto all'impiego di posizioni grandi e di tecniche di calcio.
Naturalmente vi sono delle eccezioni e quanto ho detto va inteso solo in senso generale.
Nel sud si svilupparono poco alla volta altri stili di Shaolín (Sii Lam in cantonese) i più conosciuti dei quali sono i seguenti:
Ts'ai Li Fu Ch'úan (Choí Li Fut in cantonese): tale stile è stato fondato nel secolo scorso combinando gli stili dei maestri TS ,ai e Li.
Yung Ch'un Ch'úan (Wing Chun in cantonese): tale stile prende il nome da una monaca buddista maestra di Kung-fu.
Pai Ho Ch'úan (Pak Hok in cantonese): è la Boxe della Gru Bianca di cui ho già parlato.
Anche nella Cina settentrionale nascono o diventano popolari numerosi stili, alcuni dei quali furono creati forse prima dell'avvento della dinastia Ch'ing, ma poichè sono giunti fino a noi, si svilupparono soprattutto in questo periodo:
Hung Ch'úan o Boxe del maestro Hung (da non confondere con l'omonimo maestro creatore di uno dei cinque stili fondamentali dei sud). Questo stile è stato messo a punto nel diciassettesimo secolo e molte delle sue tecniche sono state prese dalla Boxe della Gru (Ho Ch'úan).
Ho Ch'úan: è la Boxe della Gru di cui ho già parlato precedentemente.
Lung Ch'úan: è la Boxe del Drago di cui ho già parlato. Questo stile è praticato anche nella Cina del sud.
Ts'ui Pa Hsíen (letteralmente: gli otto "immortali" ubriachi): è la famosa Boxe dell'ubríaco, stile difficilissimo in cui il praticante si finge ubriaco per difendersi ed attaccare in modo imprevedibile. In questo sistema sono molto utilizzate le tecniche di caduta.
Hou Ch'úan oppure Ta Sheng Ch'úan: è la Boxe della Scimmia chiamata così perchè i suoi praticanti imitano gli atteggiamenti e i movimenti delle scimmie. Sembra che questo stile sia stato creato nel secolo scorso da un certo K'ou Szu, esperto di Shaolin, che per evitare di essere reclutato a forza nell'esercito manciù uccise involontariamente l'ufficiale reclutatore. Fu catturato e condannato a molti anni di carcere. La sua prigione era in una foresta ed egli potè pertanto osservare gli atteggiamenti delle scimmie che abbondavano in quel luogo.
Quando fu liberato K'ou Szu mise a punto il suo curioso ed interessante metodo che oggi è praticato anche nella Cina del sud.
Lo stile dei nord è però molto più spettacolare e ricco di cadute.
Secondo altre fonti lo stile della scimmia sarebbe molto più antico e le sue prime forme risalirebbero addirittura alla dinastia Han, ossia a circa 2.000 anni fa. A quell'epoca risalgono anche una danza popolare detta "della scimmia" ed i già citati esercizi dei cinque animali (fra cui la scimmia) creati dal medico Hua To.
Ch'a Ch'úan: è la Boxe del maestro Ch'a, popolare soprattutto fra gli abitanti di religione musulmana.
P'i Kua Ch'úan: il nome significa Boxe per spaccare e sollevare. E' uno stile abbastanza simile al già citato Mei Hua Ch'úan perchè caratterizzato da tecniche e movimenti circolari.
Lo Han Ch'úan: è la Boxe dei discepoli di Buddha.
T'ang Lang: è il cosiddetto Stile della Mantide Religiosa messo probabilmente a punto all'inizio della dinastia Ch'ing da un maestro di nome Wang Lang che si sarebbe ispirato agli atteggiamenti del crudele insetto.
Anche le tecniche che venivano insegnate nel Tempio Shaolin della provincia di Honan al tempo della sua distruzione sono state tramandate sino a noi con il nome di Shaolin Ch'úan. Ho preferito utilizzare la denominazione di Shaolín Classico della Cina del Nord" perchè il termine Shaolin Ch'úan è generico e può indicare l'insieme di tutti gli stili esterni di Kung-fu o uno qualsiasi di essi sia del nord che del sud.
Durante la dinastia Chíng si svilupparono notevolmente gli stili interni ed in particolar modo il T'ai Chi Ch'úan, lo Hsing-I Ch'úan ed il Pa Kua Ch'úan. Fu proprio durante questo periodo che si cominciò per la prima volta a fare distinzione fra stili esterni ed interni.
I praticanti di stili interni ci tenevano infatti a mettere in evidenza, per non avere problemi con le autorità, che la loro arte non aveva niente a che fare con lo Shaolin.
Il T'ai Chi Ch'úan, la cui origine, come abbiamo già visto, è stata attribuita al monaco Chang San Fang, all'inizio dell'ottocento era insegnato dalla famiglia Ch'en nel villaggio Ch'en Chia Kou nella provincia di Honan.
Verso la metà dell'ottocento la famiglia del celebre Yang Lu Chan, soprannominato "il senza rívali", divenne la depositaria dei segreti dei Pugilato del Fatto Supremo ed i suoi membri insegnarono anche a corte.
All'inizio dei nostro secolo il famoso Yang Ch'eng Fu, nipote di Yang Lu Ch'an, ebbe il merito di diffondere il T'ai Chi Ch'úan in tutta la Cina sotto forma di ginnastica per la salute. Le tecniche marziali sono invece rimaste segrete fino ai nostri giorni ed insegnate solo a pochi privilegiati.
Lo Hsing-I Ch'úan deriverebbe, come abbiamo spiegato in precedenza, da uno stile morbido messo a punto dal generale Yúeh Fei.
Hsing-I significa modello (o forma) e mente. Tale nome sta ad indicare che durante l'esecuzione delle tecniche bisogna pensare di imitare determinati modelli o attitudini di dodici animali.
Questo stile è conosciuto anche col nome di I Ch'úan che si può tradurre Pugíiato Intellettuale.
Le tecniche di Hsing-i sono prevalentemente rettilinee e morbide, ma diventano dure al momento dell'impatto.
Il vero creatore di questo stile è sconosciuto e le prime notizie storiche relative ad esso risalgono al diciassettesimo secolo.
Anche le origini dei Pa Kua Ch'úan o Boxe degli otto trigrammi, sono sconosciute. Nel diciannovesimo secolo un maestro di nome Tung Hai Ch'úan rese popolare tale stile e lo diffuse nell'area di Pechino.
Ancora famosa è la sfida fra questo maestro ed il caposcuola dello Hsing-i, il popolare Kuo Yun Shen, soprannominato "mano spaccatutto". Dopo tre giorni di combattimento Tung riuscì a prevalere, ma i due maestri divennero inseparabili amici e decisero che tutti i praticanti di Hsing-i dovevano imparare anche il Pa Kua e viceversa.
Nel Pa Kua i movimenti vengono eseguiti lungo una circonferenza immaginaria. Le posizioni sono piuttosto piccole, si utilizza molto il palmo della mano, le tecniche sono morbide e rotonde.
Altri stili interni meno noti sono i seguenti:
Liang I Ch'úan o Boxe delle due direzioni: stile simile al T'ai Chi Ch'úan, ma in cui ci si difende contro due avversari che attaccano contemporaneamente; Szu Hsiang Ch'úan o Boxe dei quattro punti cardinali: è uno stile simile al precedente, ma qui ci si difende contro quattro avversari.
T'ai I Ch'úan o Pugilato della Grande Mente: è uno stile simile al T'ai Chi Ch'úan: i movimenti sono però più corti e le tecniche più piccole. Alcuni ritengono che questo stile sia molto antico e che sia stato creato assai prima dell'avvento della dinastia Ch'íng.
Fra il 1711 e ìi 1911 secolo lo Shaolin influenzò notevolmente le arti marziali di Okinawa (Karate e Kobudo). Numerosi maestri cinesi visitarono infatti in questo periodo l'arcipelago delle Ryu Kyu. Dobbiamo ricordare in modo particolare Kung Hsiang Ch'ún (Ku Shan Ku in giapponese) vissuto nel 1700, che contribuì in modo determinante allo sviluppo dello stile di Karate conosciuto più tardi col nome di Shorin o, dal nome della città di Shuri in cui veniva praticato, di Shuri-te.
Da tale stile deriva il moderno Karate Shotokan. Kung Hsiang Ch'ún insegnava delle forme che vengono ancor oggi praticate in numerosi stili di Karate con il nome di Kushanku oppure Kanku.
Nel secolo diciannovesimo anche alcuni abitanti di Okinawa andarono a studiare arti marziali in Cina. Fra costoro i più noti sono Kanryo Higashíonna e Kanbun Uechi.
Il primo si recò verso il 1860 nel sud della Cina e studiò per molti anni alla scuola dei maestro Liu (Ryu in giapponese). Tornato in patria Higashionna mise a punto uno stile di Karate che, dal nome della città di Naha, fu denominato Naha-te e che diede origine al moderno Goju Ryu.
Kanbun Uechi si recò nella Cina dei sud verso la fine dell'ottocento e studiò uno stile chiamato Pan Ying Juan (Pan Gai Nun in cantonese) ossia "Stile mezzo duro e mezzo morbído". Questo è diventato oggi uno dei principali stili dei Karate di Okinawa ed è conosciuto col nome di Uechi Ryu.
Il malcontento verso la dinastia reggente esplose in due grandi rivolte: quella dei Taiping a metà del XIX secolo e quella dei Boxers[1] all’inizio del secolo XX (quarant’anni dopo), contro gli occidentali i quali avevano praticamente ridotto la Cina in condizioni di semicolonia. Le forze dei rivoltosi fecero largo uso del Kung Fu per combattere l’esercito regolare [5].
SESTO PERIODO:
ETÁ MODERNA
Nel 1911 un'insurrezione provocò il crollo della dinastia Chíng e la nascita della Repubblica (1 gennaio 1912).
Fra il 1920 ed il 1930 vi fu una notevole promozione e diffusione delle arti marziali fra la popolazione. Il famoso maestro Yang Ch'eng Fu propagandò in quegli anni il T'ai Chi Chúan in tutta la Cina.
Nel 1928 fu fondato a Nanchino un Istituto per lo Studio delle Arti Marziali Tradizionali (denominate Kuo Shu, ossia Arte Nazionale) ed una commissione dei migliori maestri mise a punto delle forme semplificate di Kung-fu, denominate Lien Pu Chúan (Pugilato per l'esercizio delle posizioni), per facilitare l'insegnamento ai bambini nelle scuole.
Hanno inizio anche le prime competizioni sportive che mettono fine alle sfide fra le varie scuole che un tempo erano molto diffuse e che spesso terminavano in sanguinosi combattimenti.
Il fatto più significativo di questi ultimi anni è il crescente interesse del mondo occidentale per le Arti Marziali Tradizionali Cinesi la cui diffusione è però ancora piuttosto limitata per i seguenti motivi:
Gli autentici maestri in occidente sono ancora rarissimi, abbondano invece falsi maestri ed istruttori scarsamente qualificati.
Spesso vengono propagandate col nome di Kung-fu o di Shaolin altre arti marziali.
Le Arti Marziali Cinesi sono ancora per lo più organizzate su base familiare. Ne deriva una vera e propria polverizzazione di stili e di metodi nell'ambito di uno stesso stile. Ogni maestro ha il suo sistema di insegnamento, i suoi programmi, i suoi criteri di promozione e vi sono quindi notevoli differenze fra una scuola e l'altra anche se appartenenti allo stesso stile.
Molti maestri utilizzano ancora i vecchi metodi di insegnamento i quali, se potevano andar bene centinaia di anni fa quando gli allievi praticamente vivevano insieme ai maestri, sono superati e poco efficaci nel mondo moderno e soprattutto in quello occidentale dove si vogliono raggiungere risultati concreti in un tempo relativamente breve.
La vera e propria smania di segretezza, un tempo giustificata, che ha provocato la scomparsa di numerosi stili, è ancor oggi tipica di molti maestri (spesso purtroppo i migliori) che insegnano solo a pochissimi e fidati allievi.
A Formosa, sotto il controllo dei nazionalisti come abbiamo detto si trasferiscono molto vecchi maestri che, da quest’isola hanno facilmente la possibilità di trasferirsi negli Stati uniti. Essi, con un discreto successo, formarono una buona base di praticanti. Nel contempo però gli stili di Kung Fu si frazionarono ulteriormente.
Intorno al 1970 dall’America il Kung Fu comincia a propagarsi anche in Europa. Nel Vecchio Continente le arti marziali erano già presenti da tempo con il Karate. I numerosi films sulle arti marziali di questo periodo contribuiscono a diffondere l’arte marziale cinese, anche se hanno messo in luce solo gli aspetti violenti e deteriori delle arti marziali.
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